Allarme precari nella pubblica amministrazione: a fine anno sono a rischio rinnovo circa 150mila persone. “Sono lavoratori che si occupano di servizi essenziali, se non verranno rinnovati scoppierà un doppio problema sociale, per il loro futuro ma anche per i cittadini”, afferma il coordinatore del dipartimento del pubblico impiego della Cgil, Michele Gentile.

“Infatti, se non saranno fatti provvedimenti ad hoc, chi ha il contratto in scadenza il 31 dicembre e ha superato i tre anni con proroga, dovrà andare a casa lasciando scoperti servizi stabili della pubblica amministrazione”, aggiunge. “Il governo deve intervenire con la stessa solerzia con cui ha prorogato il blocco dei contratti e degli scatti di stipendio”. I precari statali, in particolare i tempi determinati e co.co.co, spiega Gentile, “coprono lavori stabili senza i quali le amministrazioni pubbliche non andrebbero avanti. Dunque di fatto sono tempi indeterminati senza diritti. Lavoratori precari per servizi duraturi e questa è la peculiarità del sistema pubblico rispetto a quello privato”.

Di qui la necessità “di mantenere il rapporto di lavoro anche oltre la scadenza ma nello stesso tempo occorre, come fece Romano Prodi nel 2006-2007, individuare percorsi rispettosi dei principi costituzionali che però rendano duraturo questo rapporto di lavoro”. Fino a oggi, sottolinea il sindacalista, “abbiamo avuto gli stessi servizi pubblici con minor numero di persone e con molti rapporti di lavoro precari che alla loro scadenza determinano la chiusura dei servizi. Questo è inaccettabile e deve finire”.

Occorre quindi “costruire con la massima urgenza un percorso che riapra le assunzioni a tempo indeterminato con scelte mirate e che riveda lo sblocco dei contratti di lavoro a tempo determinato nonché la chiusura di quell’obbrobrio giuridico rappresentato dai vincitori di concorso che non possono essere assunti”.

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