In ginocchio dal Re. Giorgio Napolitano, con il suo intervento ferragostano, è riuscito (ancora una volta) nell’intento di mettere un poderoso coperchio sopra la pentola di tutte le fibrillazioni e le avvisaglie di tempesta che hanno caratterizzato le ultime settimane della vita del governo. Pur non avendo detto nulla di particolarmente sorprendente (“una serie di ovvietà”, per dirla con Nitto Palma del Pdl,) il capo dello Stato ha fissato, da vero sovrano dello status quo, quelli che sono i paletti oltre i quali non sarà consentito a nessuno di alzare i toni o minacciare inutili crisi politiche che, tanto, non verranno comunque concesse.

E gli attori di questo teatro, i partiti capisaldi della strana maggioranza di governo, si sono inginocchiati davanti a cotanto diktat attraverso dichiarazioni che sembravano partorite dallo stesso autore. O pronunciate allo specchio. Mirabile l’ultima, quella di Sandro Bondi, una rima quasi baciata rispetto a quanto aveva già dichiarato ieri Guglielmo Epifani. “Le parole di Napolitano – ha detto il coordinatore pidiellino – sono il manifesto della complessità delle condizioni del nostro Paese, ma il risultato finale dipenderà dalla saggezza e dal senso di responsabilità di tutte le parti in causa”. Il segretario Pd, non a caso, aveva sottolineato la “chiarezza della preoccupazione del Capo dello Stato circa una possibile crisi di governo, ma anche sui temi istituzionali, un discorso assolutamente ineccepibile”.

Nessuno, insomma, che abbia detto che no, che il discorso era inferiore alle attese e che ci si sarebbe aspettati di più, sia dall’una che dall’altra parte. I falchi di entrambi gli schieramenti sono stati ridotti al silenzio, a parlare solo le colombe, come Francesco Boccia, lettiano di ferro, che solo fino a qualche giorno fa era sulle barricate a dire che “non si può governare ad oltranza, se non ci sono più le condizioni” e ieri, tutto miele, a sostenere che “Napolitano si conferma il vero custode della Costituzione, ma non gli sfugge la complessità del problema delle riforme da portare a termine”. Ergo, avanti con le larghe intese e che non se ne parli più. Al netto della complessità del caso Berlusconi, a cui Napolitano ha dettato una precisa tabella di marcia per avere anche solo la possibilità di chiedere un atto di clemenza (a questo punto davvero possibile), quello che è emerso ieri è un quadro politico di partiti che si tengono insieme appoggiandosi l’uno alle disgrazie dell’altro, con il capo dello Stato collante estremo di una situazione che non potrà avere una svolta di qui ad un periodo di tempo piuttosto lungo. S’immagina oltre il semestre di presidenza italiana in Europa, ma chissà.

Il nodo che tiene insieme questa compagine politica che in altri tempi (e, di certo, con un altro Presidente della Repubblica) sarebbe già stata ampiamente rottamata, non è tanto la situazione economica, quanto l’assenza di una nuova legge elettorale che consenta di superare il presente consentendo la nascita (o la crescita) di nuove formazioni politiche. Fino a quando non si metterà mano al Porcellum, dunque, tutto resterà ingessato. Ma il Porcellum, paradossalmente, è ora anche l’assicurazione sulla vita di Pd e Pdl. Che rischierebbero di sparire nel momento stesso dell’approvazione di una nuova legge elettorale. Napolitano, dicendosi indisponibile a dare elezioni senza quella precisa riforma, ha blindato i partiti della maggioranza del “suo” governo Letta e sembra avere ferma intenzione di portare a termine il quadro delle riforme (o almeno qualcuna, come quella sulla giustizia a cui tanto tiene tanto il Pdl) dopo la delusione avuta con Monti, sul quale aveva fatto più di un pensierino per arrivare allo stesso risultato a cui aspira per Letta.

Tirando le somme, non sarà solo Berlusconi – probabilmente – a dover ringraziare a breve Napolitano per avergli consentito di ritrovare una sorta di agibilità politica. Oggi c’è un intero Parlamento (o la gran parte di esso) che ringrazia il capo dello Stato per avergli detto che può restare lì, a far da notaio ai decreti del governo, almeno fino a quando non lo deciderà Lui…

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