Bianciardi, quando dirigeva la biblioteca Chelliniana a Grosseto, si era inventato il Bibliobus, che serviva anche a portare i libri ai minatori della Ribolla, e diceva spesso: ‘Se le persone non vanno dai libri, allora saranno i libri ad andare dalle persone’”. Così, con l’idea che le logiche di mercato possano essere sovvertite anche nell’ingessato mondo dell’editoria, un trentenne decide di mollare il posto fisso in una casa editrice della grande città e di tornare nella sua isola natale con un furgoncino pieno di libri, dal 9 agosto al 2 settembre. “Con la liquidazione ho comprato un furgone d’epoca, un Fiat 900 Panorama del 1976. Per le questioni pratiche di libreria, ho costruito gli scaffali dentro il furgone e ho chiesto agli editori indipendenti che conosco di darmi i libri in conto deposito. La libreria itinerante si chiama Pianissimo perché il furgone va piano, massimo 40 chilometri all’ora. Poi c’è un blog  in cui si trovano le tappe, sono tanti i piccoli comuni che toccheremo”.

Filippo Nicosia è arrivato a Roma una decina d’anni fa dalla natia Messina per studiare e laurearsi – “il primo della famiglia”, rivendica con orgoglio – poi un lungo e travagliato percorso fatto di stage nell’editoria, e lavoretti notturni per mantenerli, fino a che tre anni fa approda in una piccola ma combattiva casa editrice, Del Vecchio Editore, che lo mette sotto contratto e gli offre l’opportunità che molti suoi coetanei oggi nemmeno sognano. “Qui ho trascorso tre anni intensi e pieni di soddisfazioni, lavorando sodo e con ottimi risultati, è stata una crescita personale e collettiva molto importante”, racconta. Ma qualcosa nella grande città e nel posto fisso non lo convincono, certi ambienti forse, certi circoli autoreferenziali nei quali è facile rimanere intrappolati. Il sistema dell’editoria italiana di sicuro. “Per queste persone, promotori e distributori, che pensano in termini di fatturato (a torto o ragione) sotto Roma c’è il nulla. L’Italia per loro finisce: non c’è terra ma già mare, credono forse sia già Africa – racconta Filippo -. La promozione si dirada o sparisce, le librerie sono poche. I dati Istat confermano che si legge poco, pochissimo, rispetto alla media nazionale. A questo si aggiungono gli anni di crisi, il comparto libri ha perso il 20% negli ultimi due anni. L’idea di lavorare per qualcosa che per le persone è sempre meno importante, l’idea che un piccolo editore è così ingiustamente schiacciato da leggi sull’editoria che sono vergognose, come purtroppo molte leggi in questo paese, hanno fatto il resto. Così ho deciso di mollare tutto e promuovere la lettura e di farlo in prima persona. In Sicilia, che è la mia terra d’origine e quella con la maglia nera di lettori”.

Per andare incontro alla gente, prima che questa si stufi definitivamente di leggere. “Cerco lettori e cerco di appassionare chi non legge, porto i libri dove non sono perché a differenza degli esperti di mercato penso che bisogna conquistare nuovi lettori, che non si deve essere pigri, che il lavoro sporco lo si deve fare”. La partenza è già fissata, l’arrivo è una pagina non ancora letta. “A viaggiare sul furgone non sarò solo, tre compagni di viaggio hanno deciso di seguirmi in questa piccola impresa. Le tappe sono fissate solo in piccoli comuni senza librerie, o se le hanno, in collaborazione con quelle. Di giorno faremo i guastatori, chiederemo alla gente al bar se legge, cercheremo di parlare di libri in strada e in spiaggia. Dal pomeriggio fino a tarda sera ci spostiamo nelle piazze e facciamo reading o presentazioni. Sono previsti anche reading per bambini dato che portiamo libri anche per loro”.

Tra i cervelli che emigrano all’estero, c’è ne è uno che ha deciso di fare il percorso inverso, e di fuggire tornando alle origini. La riscoperta delle radici è evidenziata anche dalla decisione di riabbracciare lotte locali che si fanno internazionali, e viceversa. Sul furgoncino oltre ai libri viaggerà infatti anche la raccolta firme per il No Muos, ed è previsto un reading a Niscemi insieme a uno dei tanti movimenti radicati nel territorio che si batte contro le mostruose ingerenze imposte altrove. “Mi piace dire che Pianissimo è un gesto, forse meglio è una cosa a metà fra un’idea imprenditoriale e un gesto situazionista – conclude Filippo -. E’ una scorribanda, un giro corsaro che serve a far vedere come le nostre istituzioni, che si riempiono la bocca di cultura, siano immobili da decenni. Sono certo che non cambierà i destini dell’editoria. Ma se avrò fatto anche un solo lettore in più, la mia scelta avrà avuto un senso”.

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