C’è un primo, timido tentativo di dialogo nella battaglia tra il comune di Rimini e gli ambulanti, che ogni giorno percorrono chilometri di spiaggia offrendo ai turisti borse, bigiotteria e vestiti. Dopo la protesta di un centinaio di stranieri, che sabato mattina hanno sfilato tra gli ombrelloni al grido di “Lasciateci lavorare”, il prefetto Claudio Palomba e il sindaco Andrea Gnassi hanno incontrato Papa Seck Modou, rappresentante dell’associazione senegalese della provincia e presidente dell’associazione “Oltre le frontiere”. Un vertice per cercare di capire come gestire il fenomeno ed evitare tensioni. Il punto fermo resta la richiesta da parte dei venditori, spesso dotati di licenza, di uno spazio dove svolgere regolarmente la propria attività. A queste condizioni, infatti, molti sarebbero disposti a lasciare libera la battigia.

Un primo passo di un percorso, che però potrebbe essere ancora lungo e non privo di ostacoli. “Stiamo cercando di creare le condizioni per fare in modo che chi ha la licenza, paga le tasse e non vende merce contraffatta possa avere uno spazio per esporre i propri articoli” ha spiegato Seck Modou. Martedì mattina Modou incontrerà gli ambulanti per cercare di spiegare loro la situazione. E soprattutto calmare gli animi, parecchio agitati dopo che il prefetto ha deciso di schierare a fianco di carabinieri, polizia e vigili urbani, anche un gruppo formato da guardie giurate e volontari. “Da diversi anni cerchiamo il dialogo con l’amministrazione e finalmente questa potrebbe essere la volta buona. Anche perché l’80% di noi ha la licenza e vuole lavorare senza dover continuamente scappare. Ma mandare guardie e vigilantes non serve a nulla. È solo uno spreco di soldi, che potrebbe anche portare dei guai, visti gli episodi degli ultimi giorni. L’unica strada è concedere delle piazzole”.

E se un canale sembra ormai aperto, per avere una soluzione definitiva però si dovrà probabilmente aspettare il prossimo anno. Considerato che per assegnare un eventuale spazio, il Comune dovrebbe emanare un apposito bando. Intanto, sul lungomare prosegue il lavoro degli uomini reclutati dal prefetto, per contrastare l’abusivismo commerciale. Una sessantina in tutto, distribuita nella zona sud di Rimini. Sono guardie giurate e volontari. Tra loro alcuni hanno esperienze come buttafuori di discoteche, altri sono disoccupati che almeno per agosto riusciranno a portarsi a casa uno stipendio. Guadagnano circa 18 euro l’ora (pagati con fondi della Camera di Commercio) e nessuno di loro è armato. “Non siamo sceriffi e nemmeno vigilantes” ci tengono a chiarire.”Vogliamo essere definiti dissuasori. Siamo qui per cercare di dare un mano e allontanare gli stranieri, che noi chiamiamo avo, abusivi violenti organizzati”.

Il risultato è un lungomare come non si era mai visto a Rimini. Con persone in divisa blu o con la pettorina arancione ferme all’entrata della spiaggia. E gli stranieri, che di frontiere ne hanno già varcate parecchie nella loro vita, intenti a sfruttare ogni momento di distrazione per aggirare i controlli e raggiungere la battigia. Il confronto è pacifico, almeno per ora, e spesso si conclude con l’intervento dei carabinieri, che irrompono tra i bagnanti costringendo gli ambulanti a fuggire e a trovare uno spazio un po’ più in là, lontano dagli occhi delle forze dell’ordine. Un valzer che si ripete così per 6 o 7 volte durante tutta la giornata.

Gli affari, certo, in questa estate fiaccata dalla crisi non vanno bene per nessuno. I bagnini e i commercianti si dicono “esasperati dagli abusivi”. Dall’altra parte gli stranieri chiedono di poter vendere senza nascondersi, come hanno sempre fatto ogni anno. “In questo modo non riusciamo a sopravvivere” denuncia il senegalese Seidu, 44 anni, di cui 15 vissuti in Italia. “Non siamo violenti, abbiamo la licenza e chiediamo solo di poter lavorare in pace per pagare l’affitto e mandare soldi a casa alla nostra famiglia”. In mezzo, i turisti, che di questa guerra sanno poco e niente, ma che raramente si fanno sfuggire una borsa “modello Prada” a metà prezzo.

 

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