La denuncia di Vincenzo Riccio, ex maresciallo dell’Areonautica. Nel 2010, al rientro dalla seconda missione in Iraq, gli viene diagnosticato un tumore e, dopo 23 anni di servizio, viene congedato per inabilità senza possibilità di reimpiego in ruoli civili. Oltre che contro la sua malattia, l’ex militare lotta perché gli venga riconosciuta la causa di servizio ed è per questo ha fatto ricorso al Tar. Ma la commissione sostiene che il suo carcinoma è dovuto a “fattori costituzionali ed ereditari”. Peccato che la sua carriera parli da sola: per dieci anni è stato radarista sottoponendosi all’elettrosmog generato dalle antenne, è stato per un anno in missione a Nassiria, in uno dei siti maggiormente contaminati da uranio impoverito, ma soprattutto ha lavorato per 12 anni come manutentore sugli elicotteri dell’Areonautica, gli stessi che la società costruttrice, l’Agusta Westland, indica dal 1996 come contaminati da amianto. “Sostituivamo i pezzi a mani nude, nella disinformazione più totale”, racconta. E poi l’accusa: “Chi deve pagare? Tutte i vertici, civili e militari, che sapevano e non hanno parlato facendo lavorare le truppe senza protezioni”. Peccato che, secondo Riccio, se un milite si ammala viene cacciato senza nessuna tutela né protezione, tant’è che sono in tanti i colleghi che non dichiarano il proprio male per paura di perdere il lavoro: “Quando saremo tutti morti, nessuno dovrà dare più spiegazioni”  di Loredana Di Cesare e Lorenzo Galeazzi

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