“Volevo conciliare casa e lavoro ma in Italia era impossibile”. Fuga di una mamma a Londra. Lei è Allegra Salvadori, 36 anni, nata e cresciuta a Firenze, e quando non lavora per la casa di produzione digitale, un posto trovato per caso nella City, è giornalista, blogger, moglie di Jacopo e madre di una bimba di nome Viola, cinque anni. Regola numero uno: “Bisogna andare all’estero per capirci”. Per capire cosa? “Che siamo complicati e capricciosi. Ormai assuefatti a una mentalità chiusa e a un paese dove niente è a portata di famiglia”. Allegra non voleva che fossero i nonni a occuparsi di sua figlia. “E il nido costa una follia, senza contare le volte che il bimbo si ammala e serve la babysitter”. Regola numero due: “Lo Stato deve metterti nelle condizioni di fare la mamma senza rinunciare alla carriera”.

La sua corsa a ostacoli per l’indipendenza inizia presto, prestissimo. Dopo il diploma, si iscrive a Giurisprudenza e frequenta i corsi per un anno. Poi molla tutto, esce di casa, cerca lavoro, lo trova e va a vivere da sola. Colleziona una serie di esperienze nel campo della moda, prima a Firenze, poi in Inghilterra, dove in tre anni impara benissimo la lingua inglese. Dal 2004 al 2009 è manager di un progetto per un altro stilista di fama internazionale. Nel 2010 è assunta da una grande casa di moda, “un ambiente super competitivo: non c’erano orari – racconta –  mi capitava di finire anche all’una di notte, lavoravo con 38 di febbre, non avevo più una vita. Anche se pagavano bene, molto bene”, ricorda. Surrogati di felicità, illusioni di benessere. “Mi sento un ragazzo padre”, le disse un giorno suo marito.

Dopo tre mesi, a gennaio 2012, Allegra stacca la spina e parte. Con figlia e marito al seguito, ovviamente. Direzione Londra. “Jacopo, appena atterrato, è entrato in ufficio”, visto che aveva chiesto e ottenuto il trasferimento dall’azienda per cui lavorava in Italia. “Io per prima cosa dovevo trovare l’asilo per Viola”. Cerca su Google e tempo una settimana sua figlia è iscritta a una scuola multietnica. “Non pago nulla, neanche la mensa. Mi hanno dato anche un child benefit: un assegno settimanale di 20 pound, che prescinde dal reddito familiare”. Soldi che servono per la babysitter, per esempio. Trovata su internet, “come qui fan tutti – dice Allegra – ma per gli italiani è una cosa scandalosa”. Poi arriva quello che in Italia è considerato il colpo di fortuna, ma che a Londra non è così insolito. “Sono andata a intervistare uno dei tre proprietari di una casa di produzione digitale, che è fiorentino. Finita l’intervista gli ho chiesto se potevo affittare un ufficio per scrivere”. Non solo le hanno dato una scrivania ma anche un posto in azienda e uno stipendio. “Sono una freelance, quasi tutti lo sono qui, quindi mi gestisco il lavoro come voglio, l’importante è portare a casa i risultati”. E un dettaglio che fa un abisso tra noi e loro: “Qui conosco molte coppie con figli che fanno i freelance e possono permettersi casa, auto, vacanze”.

Allegra oggi continua le sue collaborazioni con il Corriere fiorentino dove scrive di cultura e racconta le storie dei cittadini di Firenze fuggiti nella capitale inglese per una nuova vita. Per provocare però le serve altro: un blog, anzi tre. Uno lo cura per Linkiesta, il secondo per l’Huffington post e il terzo “The blair mum project”, è una sua invenzione. Si tratta di una piccola guida di sopravvivenza per mamme che si piacciono, che amano trascorre il tempo libero con il compagno e giocare, non sempre, con i figli. Che a Londra godono di numerosi spazi e servizi, perché è una città a misura di bambino. “Bar e ristoranti con i fasciatoi, bus e metrò muniti di pedane per salire con i passeggini e su internet tutto è a portata di mano: sono segnalati parchi, musei e attrazioni, le scuole hanno un punteggio e se devi arrivare presto in ufficio esiste il breakfast club: tuo figlio, cioè, fa colazione all’asilo, dove può fare anche sport o seguire corsi di musica e recitazione, bastano tre pound in più”. Lo stesso per i vestiti, “sempre in saldo”. E poi “a 21 anni può già essere laureato, visto che a quattro impara a leggere e scrivere, a cinque inizia le elementari e a 17 finisce le superiori”. Ma Allegra suggerisce la capitale inglese anche agli adulti. “Le persone non si svendono – prosegue – pretendono di guadagnare alla fine del mese perché i genitori non li possono più ospitare e spesso se ne vanno in campagna”. Altro vantaggio: “Il coworking, la condivisione dell’ufficio con altri freelance, è diffusissimo”. Come pure il crowdfounding: cercare soldi in rete per finanziare progetti. Insomma, “qui se hai idee, la porta è spalancata”. 

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