L’altra faccia delle pensioni d’oro è la faccia cattiva dell’Inps che, in nome della caccia ai furbi, infierisce sui sudditi con i più indecifrabili sadismi. Il caso di Soriano Ceccanti, 60 anni di cui 44 vissuti sulla sedia a rotelle, è esemplare. Il 24 maggio scorso l’Inps di Pisa gli ha comunicato su un foglio sciattamente scritto a mano la sospensione della sua cosiddetta indennità di accompagnamento, ben 490 euro mensili. L’indennità di accompagnamento spetta, come spiega il sito dell’Inps, a chi ha invalidità permanente del 100 per cento e la residenza in Italia.

La comunicazione dell’Inps è così laconica da potersi integralmente riportare: “La pensione in via cautelativa è stata eliminata in quanto da accertamenti effettuati risulta abitante in Marocco. Per un riesame produrre in copia autenticata il passaporto con le date di entrata e di uscita dall’Italia”. Quali accertamenti sono stati effettuati? E in base a quale legge la pensione è stata “eliminata”? E sanno, all’Inps, che nessun passaporto porta i timbri di entrata e di uscita dall’Italia? Niente da fare, l’istituto non comunica e non spiega. Decide. E al suddito non resta che pagare un avvocato e pregare.

Non si capirebbe in pieno questa follia burocratica senza conoscere la storia di Ceccanti. La notte del 31 dicembre 1968 partecipò alla contestazione del Capodanno dei ricchi organizzata alla Bussola di Focette da Adriano Sofri. La manifestazione sfociò in duri scontri, durante i quali il giovane Soriano, a dispetto della patente di furbo che l’Inps gli ha attribuito, fu l’unico a beccarsi una pallottola della polizia. Spina dorsale, paraplegico a 16 anni. Da allora ha vissuto in simbiosi con la sedia a rotelle con determinazione sufficiente ad andare sul podio in ben quattro edizioni delle Paralimpiadi, specialità scherma, da seduto. Ha lavorato come bibliotecario, si è sposato, ha avuto una figlia, ha continuato a fare politica, è stato consigliere comunale, si è battuto per i diritti e la dignità dei disabili. Per tutte queste ragioni, compresa la celebre disgrazia originale, e anche in grazia di un nome non comune, a Pisa tutti sanno chi è Soriano. Tutti salvo i funzionari dell’Inps, che pure avrebbero potuto verificare con il primo passante per strada o semplicemente digitando su Google “Soriano Ceccanti” che tutto potevano insinuare salvo che fosse un falso invalido.

Invece no, il burocrate non perdona. Lo convocano il 28 luglio 2011 intimandogli di presentare all’Inps entro quindici giorni, cioè entro il 12 agosto, la documentazione sulla sua invalidità. Ceccanti è in vacanza in Marocco, dove si trova bene, ha molti amici e addirittura una fidanzata. Avvertito dalla figlia della richiesta, manda un fax per spiegare che quella documentazione l’Inps ce l’ha già. Passa qualche mese e l’Inps lo riconvoca per i primi di maggio. Soriano è di nuovo in Marocco, dove il 26 aprile 2012 si sposa, nessuno nota la lettera dell’Inps recapitata a Pisa, e la convocazione rimane inevasa.

L’Inps si fa vivo di nuovo il 28 dicembre 2012, convocandolo per il 10 gennaio (notare le date, sempre in periodi di vacanza). Ceccanti è di nuovo in Marocco per le vacanze di Natale. È andato in pensione e pensa di essere un uomo libero. Non sa che l’Inps spia i suoi viaggi. Stavolta viene avvisato, avverte l’Inps che il 10 gennaio non può essere a Pisa, e appena rientra, a fine gennaio, fissa un appuntamento per il 26 marzo. Ma l’11 marzo, due settimane prima della visita già fissata, l’Inps gli comunica la sospensione della pensione perché non si è presentato alle chiamate precedenti.

Arriva il giorno della visita, un inutile sopruso: il rigoroso Tommaso Padoa-Schioppa, nel 2007, aveva firmato un ragionevole decreto che elencava le patologie esentate dalle visite di controllo dell’Inps. Se ti hanno amputato le braccia è inutile verificare se ti sono per caso riscresciute. E se sei paraplegico da 44 ani è solo un atto di ferocia chiamarti per una visita che consiste in una palpata alle gambe per verificare che sono “effettivamente secchine”. Infatti Ceccanti, guarda un po’, supera la visita con successo, per così dire. Ma insieme alla bella notizia (le sue gambe sono ancora morte) arriva la nuova sospensione: l’Inps ha deciso nel suo arbitrio che di fatto non è più residente in Italia. Un falso evidente. La colpa di Ceccanti è aver trascorso in Marocco quattro mesi in tutto nel 2012, e a Pisa, dove ha casa, amici, affetti, moglie, figlia, politica e tutto il resto della vita di un uomo, gli altri otto mesi.

A domanda precisa e inequivocabile (“In base a quale legge l’Inps può togliere la residenza in Italia a un italiano?”) l’Inps non è stato in grado di rispondere. Loro fanno così. Prima ti tolgono la pensione, poi si discute. E a proteste, interrogazioni parlamentari, articoli indignati di Adriano Sofri, l’Inps risponde con il muro di gomma della burocrazia: “Tutto secondo le regole”, ma senza dire quali sono. Ceccanti è senza pensione da marzo, e non si sa quando, e se, la riavrà. Ma quanti soprusi del genere travolgono poveri disabili sconosciuti?

 Twitter@giorgiomeletti

Articolo Precedente

Legge antiomofobia, basta rinvii

next
Articolo Successivo

Immigrazione: Io, Najib, non sono più un clandestino

next