Qualche mese fa scrissi un post nel quale raccontavo di come mi ero imbattuta in un modulo standard di denuncia contro ignoti per un tentativo di furto nel quale, tra le varie voci da barrare, c’era anche la casella ‘zingari’.

Mi era sembrato, pure nella sgradevolezza dell’avvenimento che mi colpiva da vicino, un’incresciosa scoperta, una pericolosa e palese manifestazione razzista che non poteva passare inosservata.

Dopo pochi giorni sono stata contattata da diverse associazioni che si occupano di diritti umani: Associazione 21 luglio, Amnesty international, Errc.

Nel frattempo il nostro civilissimo paese ha assistito alle esternazioni di esponenti politici con incarichi istituzionali ai danni di una ministra, con declinazioni razziste e sessiste, e sembrava che oltre allo sdegno, alla riprovazione, alla nausea di fronte a tutto questo non si riuscisse a muovere nulla.

Invece, sorpresa: le associazioni hanno fatto cordata, e si sono mosse, riuscendo a trovare interlocutori in Parlamento.

I senatori Manconi e Palermo hanno contattato il comando dei Carabinieri in questione, richiedendo e ottenendo la rimozione della voce ‘zingari’ dal precompilato.

In seguito ad ulteriori verifiche hanno scoperto, come era altamente probabile, che il fenomeno non era circoscritto a quel comando  hanno ottenuto l’intervento di un alto ufficiale dell’arma che ha scritto a tutti i comandi interessati chiedendone la rimozione.

Un piccolo risultato, un sassolino nel mare di indifferenza, violenza verbale e sottovalutazione del potere delle parole: certo, però dà speranza e tonifica vedere che da un piccolo post su un evento purtroppo diffuso e per niente eccezionale si crea sinergia tra persone, realtà associative e istituzioni, che insieme rimuovono una (piccola) ingiustizia.

Non sarà una notizia, ma, forse, invece sì. 

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