Piazza affari non è crollata, lo spread non è salito, anzi è sceso, e la stampa mondiale ha riportato la notizia della condanna di Silvio Berlusconi come l’ennesima manifestazione della ‘politica sui generis all’italiana’. Non bisogna sorprendersi se i mercati ormai si disinteressano delle avventure del Cavaliere e se piuttosto pendono dalle labbra di Mario Draghi, e dato che costui è ottimista sul futuro dell’eurozona, che Berlusconi ne faccia parte da carcerato o da parlamentare importa ben poco.

Importa poco anche che a differenza di Bettino Craxi, che lasciò il paese da esule per non affrontare la giustizia italiana, Silvio Berlusconi si può permettere di rimanere in patria e programmare nuove elezioni. Facile anche per gli stranieri intuire perché ai due personaggi politici spettano destini diversi. Bettino Craxi non era il partito socialista, o meglio il Psi non era di sua proprietà, Berlusconi invece è il Pdl tanto che la Bbc ha scritto che ne è il proprietario. Chi paga da vent’anni le campagne elettorali e l’immensa macchina partitica della destra italiana? Risposta: Silvio Berlusconi. Senza di lui, scrivono gli anglosassoni, non esisterebbe una destra italiana, e in fondo hanno ragione, tutti i volti di spicco ‘conservatori’ sono stati un tempo suoi alleati e con tutti Berlusconi è stato generoso.

Dagli editoriali stranieri trapela anche la certezza che questa condanna non cambi nulla in Italia mentre sì, se si fosse verificata in Germania o Gran Bretagna le cose sarebbero state diverse. Piazza affari ha tenuto e lo spread è sceso perché l’Italia non è la Germania o gli Stati Uniti, paesi civili, insomma, questo il senso. In queste nazioni la sentenza di condanna avrebbe fatto crollare il governo di coalizione con un partito non solo guidato da un evasore fiscale condannato in terzo grado, ma con un partito che apertamente lo difende e quindi volta le spalle alla giustizia. Poche ore dopo la sentenza della Corte di Cassazione, il gotha del Pdl ha accolto Berlusconi con una applauso oceanico, che ha fatto inorridire la stampa estera; invece di metterlo alla porta i ‘suoi’ ministri della Repubblica italiana hanno fatto quadrato intorno a lui. Impossibile immaginare una scena analoga, ad esempio, in Gran Bretagna: se Nick Cleg, leader del partito Liberal Democrats di minoranza e in coalizione con i conservatori di Cameron, venisse condannato per evasione fiscale verrebbe espulso e si aprirebbe una crisi di governo. I falchi del partito conservatore, poi, chiederebbero la testa di Cameron, che sicuramente sarebbe costretto a dimettersi.

In Italia invece seguendo il motto del Gattopardo qualsiasi evento inaspettato o eccezionale è funzionale al mantenimento dello status quo: Berlusconi è stato condannato ma l’appello del governo, del partito che guida la coalizione, il Pd, e dello stesso presidente è di mantenere in piedi il governo. Business as usual, direbbero gli americani. Ormai queste verità italiane raccontateci da Giuseppe Tommasi di Lampedusa sono di dominio pubblico, ecco perché la borsa non è crollata e lo spread non è schizzato alle stelle. Ancora…

Anche i problemi veri, quelli di un’economia in caduta libera sono prigionieri della sindrome del Gattopardo, rimangono e continuano a essere ignorati, basta menzionarne due: l’indice di produttività si è ridotto del 15 per cento e l’industria automobilistica si è contratta del 40 per cento in un paio d’anni. Rimane anche l’arretratezza sociale del paese dove 5 milioni di cause civili attendono il loro turno in una lotta impari con la prescrizione. Un paese che secondo la Banca mondiale è al 73simo posto nella classifica della facilità con la quale si fanno gli affari. Con o senza Berlusconi questa è, ahimè, l’Italia contemporanea, praticamente immutata dai tempi dello sbarco dei Garibaldini in Sicilia.

 

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