Myrta Merlino scrive, direi giustamente, che “chi fa il sindaco non dovrebbe tanto pensare ai posteri, a scelte politically correct o mediaticamente vendibili, ma alla vita delle persone normali. In poche parole, a far campare meglio tutti i cittadini. E siamo sicuri che Marino, chiudendo al traffico i Fori imperiali, ha perseguito e raggiunto questo obiettivo?”.

La questione è importante e merita di essere approfondita. E’ evidente infatti che l’iniziativa della giunta Marino non sposti nulla rispetto ad una riduzione dell’inquinamento dell’aria. Così com’è logico immaginarsi ripercussioni anche significative nella quotidianità delle tantissime persone che a Roma, non certo per scelta, usano l’auto o lo scooter per andare al lavoro.

La prima cosa importante da dire è che finalmente, e proprio grazie alla decisione del sindaco di Roma, anche nel nostro Paese si riesce a parlare di mobilità e di politiche per renderla sostenibile. Con un ritardo, ad esser generosi, di almeno un ventennio abbondante rispetto a quanto accade in giro per le metropoli europee.

E allora molto dipenderà da quanto succederà intorno, e nel frattempo. Perché pedonalizzare una strada non basta, ed anzi può essere deleterio se non si accompagna a questa “semplice” decisione una serie di interventi e di misure per trasformare un disagio in un’opportunità.

L’obiettivo dei romani e della loro giunta dovrà essere, nei prossimi mesi, quello di evitare di usare l’auto ovunque, in città. Per farlo, il cittadino dovrà essere messo nelle condizioni, banalmente, di scegliere.

Scegliere ad esempio di prendere la metro, o l’autobus, arrivando alla fermata grazie magari ad una bici elettrica, presa in affitto da depositi pubblici distribuiti capillarmente nel territorio. Perché questo avvenga servono mezzi puliti, sicuri, in orario. Con un costo contenuto e controlli che garantiscano che tutti paghino.

La mobilità sostenibile richiede però risorse, e pazienza. Tempi lunghi, anche. Che spesso non coincidono con le scadenze elettorali. Partono da una programmazione del territorio e dei servizi lungimiranti.

Chiudere una strada non è sufficiente, s’intende. Ma è un primo passo, importante. Un atto simbolico, anche. Che alla fine potrebbe anche essere ricordato per lungo tempo, proprio perché in grado di “far campare meglio tutti i cittadini“, per dirla alla Merlino.

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