Le conseguenze del doloroso verdetto per Silvio Berlusconi cominceranno in autunno. La sentenza della Cassazione, definitiva dalle 19,38 di mercoledì 1° agosto (ultimo giorno “utile” prima della scadenza per prescrizione del reato di frode relativo al 2002, ndr), è stata trasmessa via posta all’ufficio Esecuzione della Procura di Milano. Essendo periodo feriale la prima scadenza per il condannato è quella del 16 settembre, ma i pm dovranno attendere ancora un mese per eseguire il verdetto perché la seconda scadenza, la più importante, è quella 16 ottobre. Il Cavaliere, titolo che con ogni probabilità gli verrà tolto come per esempio accaduto con Callisto Tanzi, avrà trenta giorni per decidere se chiedere di essere affidato ai servizi sociali oppure scontare la pena agli arresti domiciliari, ovvero 1 anno perché gli altri tre sono stati indultati grazie al provvedimento del 2006.

Niente carcere per il Cavaliere condannato. Il leader del Pdl non entrerà mai in carcere. Innanzitutto perché il 29 settembre compirà 77 anni e gli over 70 – a meno di casi particolari e reati gravissimi – scontano le pene all’esterno delle sbarre. Se invece l’ex premier – come affermato e poi rettificato in un colloquio con il direttore di Libero Maurizio Belpietro – non vorrà chiedere l’affidamento ai servizi, andrà ai domiciliari. Anche se non chiedesse la detenzione in casa Berlusconi non andrà in galera: esiste un precedente recente e clamoroso – che ha quasi spaccato la Procura di Milano – ovvero quello del direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti. Per il giornalista il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati, interpretando la norma della legge svuota carceri, aveva fatto “collocare” il condannato, per diffamazione aggravata, ai domiciliari con una istanza della Procura al magistrato di Sorveglianza. Sallusti infatti non aveva chiesto i domiciliari per protesta contro la sentenza, sostenendo che voleva andare in galera. 

Se l’ex presidente del Consiglio chiederà di poter essere affidato ai servizi sociali, la sua richiesta dovrà essere vagliata dal tribunale competente che avrà anche la facoltà di respingerla nel caso non non dovesse ritenere congruo e rispondente ai criteri di legge il percorso rieducativo proposto. Difficilmente però i giudici negheranno a Berlusconi tale beneficio, come anche la possibilità di poter andare a votare, almeno fino a quando non decadrà dalla carica di senatore. Al deputato Massimo Abbatangelo, accusato di strage ma condannato per detenzione di esplosivo per la strage del Rapido 904 (1984), fu concessa la possibilità di recarsi in Parlamento. A Berlusconi potrà infine, ed è previsto dalla procedura, essere chiesto di restituire il passaporto; l’ex presidente del Consiglio ha anche quello diplomatico in ragione di quella che è stata la sua funzione di governo.

Incandidabilità del parlamentare con sentenza definitiva. Berlusconi, la cui ambizione di padre nobile del centro destra o addirittura padre costituente non è stata mai celata, alle prossime elezioni, a meno di abolizione delle nuove norme, non potrà essere più candidato; il primo articolo 1 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, voluto dal governo di Mario Monti, prevede  che “non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di deputato e di senatore coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione, per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni”. L’impossibilità a essere in una lista o guidarla si attua comunque e indipendentemente dalla temutissima interdizione dai pubblici uffici, che è prevista dalla legge tout court. E comunque, in considerazione dell’ordine degli ermellini ai giudici milanesi di secondo grado di rimodulare al ribasso la pena accessoria, Berlusconi dell’interdizione se ne dovrà occupare solo fra alcuni mesi. Sicuramente nel 2014 quando verrà fissata una nuova udienza davanti ai giudici della corte d’Appello di Milano per rideterminarla.

Quello che preoccupava il presidente, ancor prima del verdetto, era ed è l’estensione nel tempo della incandidabilità perché la decorrenza c’è “anche in assenza della pena accessoria” e  “non è inferiore a 6 anni dalla data del passaggio in giudicato della sentenza”. Quindi in ipotesi Berlusconi, anche se non fosse stato interdetto, sarebbe nuovamente candidabile nel 2019 e solo se non diventasse definitiva la condanna per il processo Ruby che oltre ai 7 anni di reclusione per concussione e prostituzione minorile porta con sé anche una interdizione perpetua

L’ineleggibilità e la discussione nella Giunta. Il Cavaliere è senatore della Repubblica, ma lo sarà ancora per poco tempo. Quando la condanna di un parlamentare diventa definitiva la legge prevede che la Camera di appartenenza, in questo caso Palazzo Madama, deliberi “ai sensi dell’articolo 66 della Costituzione” per cui “ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità”. La discussione sul caso Berlusconi è già cominciata mercoledì 31 luglio quando si è riunita la Giunta del Senato per le Elezioni e le Immunità per vagliarne l’ineleggibilità. Dopo oltre un’ora di dibattito il presidente della Giunta Dario Stefano (Sel) ha deciso di riconvocare i commissari per mercoledì 7 agosto. In quella seduta verrà chiusa la discussione generale preliminare al termine della quale si avrà un quadro chiaro ed esaustivo di tutti i documenti che si intendono acquisire all’istruttoria; in primis la comunicazione ufficiale della sentenza (già inviata dalla Procura di Milano al Senato) e le motivazioni del verdetto emesso dalle toghe di palazzo Cavour. Dopo di che, il relatore Andrea Augello (Pdl) farà la sua proposta che poi dovrà essere valutata in una nuova discussione generale. Il fatto che fosse già aperta un’istruttoria riguardante il Cavaliere significa anche che una eventuale decisione potrebbe arrivare in tempi rapidi: “C’è già un’istruttoria in corso – spiega Stefano – pertanto una nostra presa di posizione relativa alla sentenza di Berlusconi potrebbe già intervenire in questo quadro. Accelerando, così, notevolmente i tempi”.  

Dopo la Cassazione c’è solo l’istanza di revisione o Strasburgo. La sentenza è definitiva, ma Berlusconi in teoria potrebbe ancora chiedere una revisione del processo che però secondo il codice può avvenire solo “se vi è la non conciliabilità dei fatti posti a fondamento della sentenza di condanna o del decreto penale di condanna con quelli di un’altra sentenza penale irrevocabile”. Ma per esempio i “favorevoli” verdetti Mediatrade non potranno in alcun modo tornare utili. L’istanza di revisione è possibile anche se “interviene la revoca di una sentenza civile o amministrativa di carattere pregiudiziale che è stata posta a fondamento della sentenza di condanna o del decreto penale di condanna” e non ci sono sentenze in questo senso allo stato; “se sopravvengono nuove prove che da sole o unite a quelle già valutate, dimostrano che il condannato deve essere prosciolto” e appare assai improbabile che la difesa, che in Cassazione è stata sostenuta da Franco Coppi e Niccolò Ghedini, possa trovare elementi tali che stravolgano l’impianto accusatorio. Infine si può chiedere la revisione “se viene dimostrato che la condanna è stata pronunciata a seguito di falsità in atti o in giudizio o di un altro fatto che la legge prevede come reato” e come ha già detto il pg della Cassazione, Antonello Mura, nel corso della sua requisitoria il processo si è svolto correttamente e le regole procedurali rispettate. Insomma gli ultimi giudici cui potrebbe rivolgersi Berlusconi sono a Strasburgo alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. E non è detto che questo non possa succedere; i suoi legali non hanno escluso questa possibilità e anche ieri il leader del Pdl ha denunciato la “persecuzione” di cui si sente vittima. L’ipotesi, da collocare nella categoria del (quasi) impossibile, sarebbe quella di un’amnistia. L’ultima volta è accaduto nel 1990 per reati con pena fino a 4 anni. Ma quelli finanziari. 

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