L’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Milano ha fatto un appello tramite i quotidiani per confermare di avere a disposizione ancora circa 3 milioni di euro da erogare a circa 1.000 famiglie disagiate secondo il meccanismo della “social card”.

Per chi lo ricorda, la “social card” fu messa a punto per la prima volta dal ministro Tremonti e metteva a disposizione dei pensionati la ridicola cifra di 40 euro mensili, in cambio dei quali era necessario presentare una tale mole di certificazioni che molti rinunciarono. Ora il Comune si ripropone con la stessa iniziativa.

Alcune osservazioni :

– La cifra : stiamo parlando di erogare ad ognuna delle 1.000 famiglie disagiate circa 250/300 euro al mese per 12 mesi e poi basta. Si tratta certo di un aiuto ma assolutamente non risolutivo. Siamo quindi ancora alla logica degli aiuti a pioggia e di importo quasi irrilevante. Come Fondazione ho personalmente scelto di aiutare un numero inferiore di famiglie, in condizioni di reale disagio, ma con un contributo annuale 4/5 volte superiore per dare una reale possibilità di recupero

– I requisiti : per accedere è necessario avere un Isee inferiore a 3.000 euro, come se chi ha un Isee di 5.000 euro non facesse in pratica la fame mentre i richiedenti devono essere disoccupati da meno di 3 anni, forse perché si da per scontato che chi è disoccupato da più di 3 anni non abbia bisogno di aiuti perché l’ha già fatta finita ?

– I criteri di cui sopra non hanno nessun riferimento con la realtà ma servono solo a stilare delle graduatorie né più e né meno come fa l’ALER. Quando saranno state fatte le graduatorie il Comune non avrà la più pallida idea di chi avrà aiutato e c’è il rischio che a beneficiarne siano anche alcuni evasori.

E’ necessario una volta per tutte uscire da questa logica perversa fatta di graduatorie e di indici. Le decisioni sugli aiuti cosi come le erogazioni devono essere decentrati a livello di zona e quartiere dove i funzionari del Comune che risiedono nelle singole zone conoscono personalmente le famiglie in difficoltà e possono stabilire delle graduatorie basate sulle reali priorità.

Quando ho costituito la Fondazione Condividere per poter gestire in modo ottimale le erogazioni ho deciso di appoggiarmi ai Centri di ascolto dei singoli quartieri. Stabilito un rapporto fiduciario con i singoli responsabili dei Centri sono loro che mi indicano le situazioni più difficili ed organizzano gli incontri con queste persone. Questa modalità non solo permette anche a me di valutare le situazioni ma mi consente di stabilire un rapporto diretto con le persone, rapporto che poi dura nel tempo.

Il meccanismo funziona molto bene anche perché consente la massima rapidità di intervento senza aspettare l’esito di domande in carta da bollo : in più di un caso ci ha consentito di evitare sfratti od altre situazioni drammatiche.

Concludo ricordando che i 3 milioni di cui dispone ancora il Comune sono la stessa cifra che in queste settimane sempre il Comune sta spendendo per abbellire Piazza del Liberty con dei mosaici di cui francamente non sentivamo l’esigenza. Se si fosse rinunciato a questa spesa inutile, le 1.000 famiglie avrebbero potuto disporre di un sostegno di certo più incisivo.

Articolo Precedente

Capitalismo all’italiana: bisogna distruggere quello dei magliari

next
Articolo Successivo

Affaire Telecom Italia, il consigliere “di Intesa” Catania era indagato da un mese

next