Niente automobili, moto, barche. Niente case, azioni, investimenti. Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha presentato nel 2013 (anno fiscale 2012) una dichiarazione dei redditi dal carattere francescano. E’ vero che il capo del governo vanta un imponibile di 123,893 euro, ma la sua scheda per la trasparenza è tale anche di fatto, perché non presenta alcuna annotazione: Letta non ha nulla intestato. Quello di Letta è uno dei redditi dei componenti del governo messi on line seguendo le indicazioni di legge.

Tra i dati disponibili, anche quello del vicepresidente del Consiglio Angelino Alfano. L’imponibile del ministro dell’Interno per il 2012 è di 105,186 euro. Alfano, che ha terreni e fabbricati anche in comproprietà tra Sant’Angelo e Agrigento, spicca per virtuosismo alla voce mezzi di trasporto: oltre due utilitarie (una Matiz del ’99 e una Panda del 2012) possiede infatti una Renault Twizy elettrica. E’ l’unico, per adesso, nell’esecutivo ad andare in giro senza inquinare.

C’è chi pubblica le situazioni patrimoniali di mogli, fratelli e figli, compresi quelli teenager e quindi nullatenenti. C’è chi si limita a elencare quanto possiede e la negazione del consenso alla pubblicazione dei propri dati rilasciata da parte dei parenti. E c’è poi chi, come lo stesso Letta, pubblica il proprio Cud, ma lascia la propria scheda patrimoniale a “zero” per ogni voce: probabilmente la sua casa o la sua automobile sono intestate alla moglie, ma non è possibile saperlo, visto che la “first lady” ha negato il consenso alla pubblicazione. Alla vigilia della scadenza del termine per la pubblicazione on line delle situazioni patrimoniali dei ministri, tutti i membri dell’esecutivo (qualcuno in piena “zona Cesarini”) hanno ottemperato all’obbligo di legge, evitando così di far scattare la sanzione dai 500 ai 10mila euro in caso di omissione, con relativa pubblicazione su internet.

“Molto soddisfatto” per l’andamento dell’operazione trasparenza è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi che, da ministro della Funzione pubblica del governo Monti, scrisse la disposizione dell’operazione “trasparenza totale”: una specie di “Wikileaks legale”, che non pochi dubbi ha suscitato soprattutto nei parenti dei membri del governo, che sono tra i soggetti cui è richiesta la dichiarazione patrimoniale. Ma alla fine l’operazione con cui le amministrazioni dello Stato sono obbligate dal marzo 2013 a informare i cittadini su ogni passaggio di denaro pubblico: dagli appalti agli stipendi dei manager, dai pagamenti dei contratti alle consulenze, è andata avanti. E i parenti di ministri e sottosegretari che han ritenuto opportuno non fare sapere quel che hanno son stati liberi di non farlo: è bastato pubblicare su web una semplice dichiarazione di negato consenso.

Patroni Griffi decisamente ha dato il buon esempio: sul sito di Palazzo Chigi, infatti, non c’è solo la sua dichiarazione patrimoniale ma si trova anche quella dei suoi quattro fratelli, della madre e dei due figli. Proprio lui è il Paperone del governo, fino ad ora: 331,627 euro di imponibile anche se, precisa una nota del governo, dentro la cifra ci sono “compensi arretrati corrisposti a seguito di sentenza di corte costituzionale nonché reddito da locazione su cui è stata poi applicata imposta di cedolare secca”. L’ex ministro della Funzione Pubblica, tra l’altro, ha un fabbricato a Roma, due a Napoli, uno a Massa Lubrense, un terreno a Frignano e anche lui è motociclista con una Bmw del 2005. Possiede tre macchine, fondi per quasi 200mila euro e investimenti per oltre 180mila euro. Ad ogni modo il vero “Paperone” del governo e tra i ministri: ha un reddito imponibile di 319.170 euro e 23 fabbricati (tra appartamenti, box, magazzini e negozi).

Non da meno è il suo successore a Palazzo Vidoni: Giampiero D’Alia pubblica i patrimoni anche del padre da poco defunto, dei fratelli, della mamma, della moglie e del piccolo Totò, che frequenta la scuola media e quindi non ha niente. Il ministro Flavio Zanonato pubblica i redditi di ben quindici parenti. Non ci sono i redditi del coniuge e dei parenti fino al secondo grado di diversi ministri, dal vicepresidente del Consiglio Angelino Alfano ai ministri Enzo Moavero, Graziano Del Rio, Cécile Kyenge e Maurizio Lupi. E dalla lettura delle dichiarazioni patrimoniali emergono tante curiosità: dall’immobile a Parigi di Gaetano Quagliariello a una quota di un terreno in Messico in comproprietà con il padre di Andrea Orlando.

Dario Franceschini vanta un imponibile di 187,426, però è quello relativo al 2011 in attesa di comunicare il 2012. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, salvo novità, si conferma appassionato motociclista, tra l’altro d’epoca: possiede una Bmw del ’79. Franceschini, ha anche una casa a Roma di 194 metri quadri con un mutuo fino al 2030, oltre ad alcune azioni e Btp.

Moavero Milanesi vanta un imponibile di 186.735, ma si è dato delle regole per l’attività di ministro degli Affari europei improntate alla sobrietà: ha chiesto zero euro per le spese di rappresentanza per il 2013 e zero euro per le consulenze. Inoltre, il ministro specifica che per le missioni utilizza voli di linea per lo più low cost o il treno. Per quel che riguarda il suo patrimonio, ha una casa di 11,5 vani a Roma, 7 negozi, una casa a metà all’Argentario, un rustico a Lodi al 50%, una casa a Roma con la sorella e due case a Bruxelles. Nella sua disponibilità, tra l’altro Btp, fondi e portafogli di investimento.

Nella dichiarazione di Carlo Trigilia (179.025euro) spicca una casa di 230 metri quadri a Bagno a Ripoli al 50% e un terzo di un terreno a Porto palo di 25mila mq. Il ministro della Coesione ha una Vespa 150 del 2007 ed è (per ora) l’unico velista: possiede un 7 metri. Il ministro Cécile Kyenge (38.538) va a gas con la sua Punto del 2007, mentre il sottosegretario Michaela Biancofiore (circa 100mila euro) si sposta in Smart. A proposito di automobili, il sottosegretario Gianfranco Miccichè (circa 150mila euro) è il fortunato possessore di una 500 d’epoca del 1964.

Enrico Giovannini vanta un reddito di di 297.729 euro, Fabrizio Saccomanni con 195.255 euro che dal 20 luglio si è tagliato però il compenso fino a 130mila euro, la titolare degli Esteri Emma Bonino con 177.077 euro, il ministro della Cultura Massimo Bray con 150.457 euro, quello dello Sviluppo Flavio Zanonato con 109.565 euro, la ministra dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo con 101.071 euro. Appaiati intorno ai 98mila euro i ministri Beatrice Lorenzin, Andrea Orlando e Giampiero D’Alia, tallonati da Maria Chiara Carrozza ferma a 97mila. Il ministro della Difesa Mario Mauro è a quota 74.408.

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