Via alla riforma del Dipartimento di pubblica sicurezza. Anzi, no. In mattinata, infatti, il Ministero dell’Interno aveva diramato una nota ufficiale, in cui si comunicavano i termini della riorganizzazione del dipartimento decisi dal Capo della Polizia, Alessandro Pansa, in seguito alla vicenda Ablyazov. Ma circa mezz’ora dopo è arrivato il dietro front: una seconda nota, che annulla la prima. “Si prega di non tener conto e di annullare il comunicato” relativo alla riorganizzazione del Dipartimento di pubblica sicurezza in quanto “erroneamente partito”, chiede il Viminale.

Nel primo comunicato, lungo tre pagine, si annunciava l’obiettivo di “rendere più efficace, preciso e rapido il sistema informativo sia interno al Dipartimento sia con le diverse strutture della Polizia sparse sul territorio”. In quest’ottica sembrava dunque essere stata decisa la revisione di alcuni uffici del Dipartimento, ed armonizzata l’attività delle diverse articolazioni. Il primo intervento riguardava la creazione di una sorta di ufficio presso il ‘Centro situazioni‘ – la struttura nevralgica incardinata nella segreteria del Dipartimento, cioè l’ufficio di staff del capo della Polizia -, destinato a ricevere con immediatezza tutte le notizie relative all’ordine e alla sicurezza pubblica e ad eventi delittuosi provenienti da tutta Italia. Ancora, secondo il comunicato, per fare in modo che il sistema funzionasse anche a livello locale, tutte le informazioni provenienti dal territorio dovevano essere canalizzate verso il questore della provincia interessata, che provvederà immediatamente ad inoltrarle al Dipartimento. Cambi anche nel sistema ispettivo: Pansa aveva deciso di istituire un ‘internal auditing’ che consenta il monitoraggio sistematico di tutta l’attività operativa, per evidenziare e correggere eventuali errori da un lato; per individuare nuove procedure dall’altro. Per definire al meglio le norme di comportamento degli operatori di polizia e standardizzare l’attività di tutti gli uffici, il documento prevedeva una task force col compito di redigere un regolamento. Un ulteriore intervento riguardava la Direzione anticrimine centrale: la Dac, oltre ad avere il coordinamento di tutte le attività di contrasto alla criminalità, diventava il punto di riferimento per le divisioni anticrimine delle questure, alle quali spetta il compito di adottare le misure di prevenzione e contrasto. Pansa, infine, sembrava avere anche deciso una ridefinizione delle deleghe attribuite ai vice capi della Polizia, per rendere efficaci i provvedimenti decisi e garantire l’armonizzazione di tutta l’azione amministrativa del Dipartimento e la verifica sistematica dell’attuazione delle direttive volute dal vertice.

Tutto quanto, però, è stato ritrattato dalla rettifica del Ministero

 

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