Eccesso di velocità. Causata, secondo un esperto, anche da sistemi di sicurezza probabilmente inattivi. Col passare delle ore a Santiago de Campostela è questa l’ipotesi più accreditata in merito al deragliamento del treno che viaggiava da Madrid verso Ferrol. Il contenuto della scatola nera, già in mano della giustizia spagnola, sarà la chiave che servirà a determinare con precisione la causa dell’incidente ferroviario che ha provocato 79 vittime, a quattro chilometri da Santiago, proprio nel giorno in cui la città galiziana si preparava a festeggiare il suo santo patrono. Il macchinista, già indagato, ha confessato di aver percosso quella curva, la curva de A Grandeira, a 190 chilometri orari, quando il limite è di 80. Una velocità più che doppia. Ma non ha ancora spiegato il perché. Se l’errore è stato tecnico o umano lo stabiliranno le due indagini in corso.

Eppure, secondo quanto dichiarato dal conducente, interrogato dal giudice pochi minuti fa, il treno che viaggiava a una velocità eccessiva, oltre i 200 chilometri orari, non ha frenato a sufficienza. Il treno Alvia però, che ha sofferto il più grave incidente dal momento in cui l’alta velocità ha fatto il suo ingresso in Spagna, è dotato dei più moderni sistemi di sicurezza, come conferma l’esperto di infrastruttutture, trasporti e telecomunicazioni Antonio Ruiz del Árbol. Sulla linea ferroviaria ci sono tre sistemi di protezione, quello europeo Ertms, il supporto alle reti convenzionali Asfa Digital e l’Lzb, nato con le prime linee dell’alta velocità. “Con tutta la prudenza del caso, al momento dell’incidente i due primi sistemi di sicurezza erano inattivi, visto che il treno entrava in un tratto di transizione tra la linea dell’alta velocità Ourense-Santiago de Compostela e la rete convenzionale. Senza contare che la vicinanza della stazione impone un sistema di guida manuale, chiamato ‘marcha a la vista’ che restituisce la responsabilità al macchinista”, ha spiegato l’esperto.

Qualcosa insomma non quadra, se i freni d’emergenza non hanno funzionato, per di più in un tratto che era stato rinnovato e adattato per l’alta velocità circa quattro anni fa. Il presidente di Renfe, Julio Gómez-Pomar, ha richiamato tutti alla prudenza e ha affermato che il treno, nella mattinata di mercoledì, aveva superato un’attenta revisione e che la linea dov’è accaduto l’incidente è di certo “dotato di tutti i sistemi di sicurezza”. C’è di più. Il ministero dello Sviluppo e dei Trasporti iberico ha dichiarato che non ha mai avuto tra le mani un avviso in merito a quel particolare tratto ferroviario, che gli esperti hanno riconosciuto come pericoloso da sempre. Anche i passeggeri abituali del tragitto conoscono bene quella curva. Il giorno dell’inaugurazione della tratta, nel dicembre 2011, in molti ricordano quando il treno arrivò proprio in quella curva, provocando uno squilibrio visibile a occhio nudo. Quel giorno ci fu un mormorio generale su quanto fosse complicato il tratto, dopo oltre 8o chilometri di linea retta dell’Ave. Il punto è che proprio a pochi chilometri dalla curva de A Grandeira, il treno usa parte del vecchio binario, la linea che si costruì durante il franchismo. Entrando a Santiago insomma la linea perde gran parte delle caratteristiche dell’Alta velocità. E anche un sistema di sicurezza, l’Ertms. Resta da capire allora se e perché l’Asfa, un sistema automatico che arresta il treno se il conduttore non rispetta le indicazioni, non abbia funzionato.

@si_ragu