Mentre a Barcellona si stanno svolgendo i mondiali di nuoto ed in Iran si avvicina il giorno dell’insediamento del nuovo governo (3 agosto), Elham deve nuotare con un pesante costume che le copre tutto il corpo e che la ostacola. Nonostante questo ha battuto un nuovo record di nuoto in Iran. Ma le autorità non vogliono ancora riconoscerlo.

Sabri, iraniana in Italia da trent’anni, chiede alla Federazione Internazionale del Nuoto di fare pressione affinchè le cose cambino.

Facciamo un passo indietro. Elham Asghari è la prima donna iraniana ad aver stabilito il record di nuoto di 20 km nel Mar Caspio. L’11 giugno ha nuotato per otto ore facendo avanti e indietro in un’area riservata a sole donne, ma quando è andata a registrare il suo importante risultato le è stato detto che “le caratteristiche femminili del suo corpo erano visibili quando è uscita dall’acqua” e che il suo record non poteva essere registrato.

I funzionari del Ministero dello Sport iraniano hanno obiettato che non esiste infatti descrizione ufficiale registrata presso il Ministero riguardo ai requisiti del “costume per nuotatrici donne in mare aperto”, il suo costume quindi non era adatto al nuoto libero in mare aperto.

Elham indossava il completo islamico, un costume che in acqua le ha sicuramente reso la vita molto difficile: “I miei vestiti in acqua erano pesanti come l’uniforme di un astronauta, ma non avevo altra scelta”, ha detto Elham in un’intervista.

Secondo i funzionari la registrazione del record di Elham sarebbe illegale e comunque secondo Shahrnaz Vernoos della federazione di nuoto iraniana sezione femminile, “il nuoto libero femminile è contrario alle regole del Ministero dello Sport e della Gioventù”.

Ora Sabri Najafi chiede alla Federazione Internazionale del Nuoto di sollecitare i funzionari della Federazione Nuoto Repubblica islamica dell’Iran affinchè riconoscano e registrino il record di nuoto di Elham Sadat Asghari, anche come gesto simbolico per tutte le altre atlete iraniane. Nonostante siano molte le nuotatrici a livello agonistico in Iran, nessuna di loro si trova ora a Barcellona.

Sabri Najafi è nata a Shiraz in Iran e ha studiato Scienze Politiche a Teheran.

L’8 Marzo del 1979 Khomeini, che da meno di un mese si trovava al potere, dichiarò che le donne dovevano indossare l’Hijab, abolì il divorzio, proibì alle donne di abortire e abbassò l’età minima per il matrimonio a 9 anni. Istituì la pena di morte per l’adulterio, come pure per la bestemmia.

Nel 1980 Sabri ha deciso quindi di partire per l’Italia. Dal 2007 Sabri, che non può tornare in Iran, ha sostenuto la campagna “Un Milione di Firme per Cambiare le Leggi Discriminatorie in Iran” e tuttora continua a sostenere tutte le madri “che in questi 34 anni di regime hanno perso i propri figli. Tra queste le madri del Parco Laleh, che hanno perso i propri figli nelle manifestazioni scoppiate a seguito delle elezioni presidenziali del 2009, i cui risultati furono falsificati. Non potrò mai lasciare sole le mie sorelle iraniane”.

La petizione di Sabri è reperibile su www.change.org/elham ed è stata già lanciata anche in Francia e Spagna.

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