Se cercate su Wikipedia un suo profilo ancora non c’è. Strano, perché il nuovo capo della Procura Nazionale Antimafia, il 65enne napoletano Franco Roberti, in magistratura dal 1975, dal 2009 procuratore capo di Salerno, è una delle toghe più apprezzate e famose dello Stivale. Una vita trascorsa a combattere le cosche camorristiche e la criminalità economica e politica attraverso il lavoro duro negli scomodi Palazzi di Giustizia della Campania, Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino), Napoli, Salerno. Dalle indagini sul dopo terremoto in Irpinia, agli otto anni a Roma in Direzione Nazionale Antimafia, fino al ritorno a Napoli nel 2001, come procuratore aggiunto e poi coordinatore unico della Dda fino al 2009. Elezione secondo le previsioni della vigilia, il plenum del Csm ha attribuito a Roberti 20 voti tra cui quelli del vicepresidente Michele Vietti, del presidente Giorgio Santacroce e del pg di Cassazione Gianfranco Ciani, contro i 6 del candidato arrivato al ballottaggio, il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso. Il magistrato napoletano va a ricoprire il ruolo fino allo scorso gennaio rivestito da Piero Grasso, candidato alle politiche nel Pd e poi presidente del Senato.

Roberti è tra i massimi esperti del clan dei Casalesi, l’organizzazione criminale egemone nel casertano. Quando è stato alla guida della Dda napoletana ha coordinato alcune delle indagini più delicate, come quella che ha portato alla cattura di Giuseppe Setola, il leader dell’ala stragista, e dei suoi principali complici, alcuni dei quali convinti a collaborare, a cominciare da Oreste Spagnuolo, il killer che racconterà la stagione degli omicidi sul litorale domizio e rivelerà le pressioni del clan sulla produzione del film Gomorra tratto dal best seller di Roberto Saviano.

Negli anni ’90 Roberti si è distinto per la gestione dei collaboratori di giustizia Carmine Alfieri e Pasquale Galasso, i superboss della camorra napoletana della Nuova Famiglia, protagonisti negli anni ’80 di una sanguinosa faida contro la Nco di Raffaele Cutolo. Nel 2010 durante un convegno Roberti rivelerà di avere quasi convinto in quegli anni anche Cutolo a pentirsi e a vuotare il sacco, a cominciare da quanto era a sua conoscenza sulle trattative per la liberazione di Aldo Moro, ma che l’operazione non andò in porto a causa di un ripensamento di Cutolo forse su pressione dei servizi segreti. Roberti ha seguito l’inchiesta che portò all’arresto del boss Lorenzo Nuvoletta, rappresentante di Cosa Nostra in Campania insieme alla famiglia Zaza di San Giovanni a Teduccio (Nuvoletta, nella sua tenuta di Poggio Vallesana, negli anni ’70-‘80 ospitò anche Totò Riina e Bernardo Provenzano).

Tra le altre indagini più importanti curate dal neo capo della Procura Antimafia, c’è quella sull’ex ministro Dc dell’Interno Antonio Gava: nei giorni del suo arresto Roberti si recò personalmente a interrogarlo nel carcere di Forte Boccea. Negli anni a Napoli Roberti, oltre al fronte anticamorra, ha coordinato alcune indagini su altri versanti, di forte impatto mediatico, come quelle su Calciopoli e sui presunti appalti truccati al Comune di Napoli attraverso la regia di alcuni assessori della Iervolino e dell’imprenditore Alfredo Romeo. Ma è già alla guida della Procura di Salerno quando arriveranno le sentenze – di condanna per lo scandalo del calcio scommesse, di assoluzione per quasi tutti gli imputati per gli appalti di Napoli, con Romeo condannato per corruzione per un singolo episodio.

A Salerno Roberti è subentrato a Luigi Apicella, sospeso dal Csm in seguito alle vicende incrociate tra le procure di Salerno e Catanzaro sulle indagini avocate all’ex pm Luigi de Magistris. Vicende con ulteriori strascichi, tra cui il trasferimento disciplinare da Salerno a Latina per Gabriella Nuzzi, il pm titolare delle inchieste su Vincenzo De Luca e sulle denunce di de Magistris. Nei quattro anni a guida Roberti, la Procura ha aperto altre due indagini sul sindaco, relative al commissariato per il termovalorizzatore e al Crescent e si è occupata, purtroppo finora senza esito, dell’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo. Da neo procuratore nazionale Roberti ha rilasciato poche battute di commento all’incarico: “Preferisco insediarmi prima e poi stilare un programma sul quale lavoreremo in futuro. Credo ci sia da un percorso già tracciato dai miei predecessori, naturalmente tenendo conto dell’evoluzione della criminalità organizzata ha registrato in questi anni”.

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