“La più grande responsabilità della Commissione Grande Rischi è di non aver fatto bene il proprio mestiere. Il 31 marzo 2009 a L’Aquila venne tranquillizzata la popolazione, allarmata da un tecnico, come da indicazione dello Stato, della Protezione Civile e del suo capo Guido Bertolaso. La scienza quella sera rinunciò a fare il proprio lavoro”. Questa la denuncia che Giustino Parisse, giornalista aquilano che nel sisma perse il padre e i suoi due figli, rivolge ai microfoni de ilfattoquotidiano.it in occasione della presentazione alla Camera del libro “La condanna della Commissione Grandi Rischi. Responsabilità istituzionali e obblighi di comunicazione nella società del rischio“, di Stefano Cianciotta e Fabio Alessandroni. L’evento è stato anche l’occasione per tornare a parlare del terremoto che il 6 aprile 2009 distrusse la città dell’Aquila, provocando 309 vittime. “Il giorno dopo la condanna in primo grado della Commissione – spiega Parisse – io scrissi un articolo in cui dissi quel giorno gli scienziati staccarono il cervello per obbedire ad ordini superiori”. Ordini di Bertolaso? “I giudici non hanno condiviso questo, ma il capo della Protezione Civile – risponde Parisse – diede disposizioni di tranquillizare e gli scienziati obbedirono, tutto qua”. Sul fronte della ricostruzione Parisse dice: “Oggi la situazione è drammatica. C’è un governo nazionale, da Berlusconi a Letta che considera L’Aquila un piccolo problema. Anche se i giovani scappano, io sto qui e continuo a lottare. L’Italia – conclude Parisse – ha dimenticato il problema dell’Aquila”  di Manolo Lanaro

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