Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris è ufficialmente indagato per turbativa d’asta nell’ambito dell’inchiesta sull’organizzazione dei preliminari della Coppa America, insieme al governatore della Campania Stefano Caldoro e all’ex presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro. Con il coinvolgimento diretto dei vertici amministrativi del Comune, si fa altissima l’attenzione della Procura di Napoli sulle vicende di Palazzo San Giacomo: è infatti in piedi un’altra inchiesta che coinvolge l’assessore Pina Tommasielli, accusata di aver fatto cancellare alcune multe inflitte alla sorella e al cognato magistrato. Che si va ad aggiungere ad un’indagine di qualche mese fa sulla mancata manutenzione delle strade cittadine (qui il sindaco è indagato insieme all’ex assessore Ana Donati).

Alle prime avvisaglie dell’inchiesta sull’evento velico, coi finanzieri del Nucleo Tributario che avevano rivoltato i cassetti del fratello Claudio e avevano appena sequestrato il pc del capo di gabinetto Attilio Auricchio, il sindaco minacciò tuoni e fulmini contro chi avesse tentato di coinvolgerlo in questa storia. “Non consentirò a nessuno di infangare, anche solo di riflesso, non essendo coinvolto nell’indagine, la mia onestà e la mia correttezza. Sulla mia persona devono passarci solo da morto”. Era il 5 giugno scorso. In sette settimane le normali schermaglie processuali hanno indotto la Procura a scoprire alcune carte e a rivelare l’iscrizione nel registro degli indagati di de Magistris, Caldoro e Cesaro. Il Riesame nei giorni scorsi ha infatti annullato il sequestro del computer di Auricchio “per assoluta carenza di motivazione”, e i pm Graziella Arlomede e Marco Bottino, coordinati dall’aggiunto Francesco Greco, hanno ripresentato un nuovo decreto di sequestro, stavolta più circostanziato. Così nell’integrazione del capo di imputazione sono sbucati i nomi del sindaco, del governatore e del deputato Pdl, indagati in concorso con il presidente dell’Unione industriali Paolo Graziano (il cui nome già compariva nel precedente decreto) per l’ingresso di Confindustria Napoli come partner privato di Acn (America’s Cup Napoli), la società di scopo creata per la manifestazione.

L’indagine sulla Coppa America ipotizza i reati turbativa d’asta, abuso d’ufficio, truffa. A giugno uscirono i nomi dei primi sette indagati, una parte consistente della classe dirigente cittadina: oltre ad Auricchio e a Claudio De Magistris (consulente Grandi Eventi del Comune a titolo gratuito), il presidente dell’Unione Industriali, Paolo Graziano, il presidente della Camera di Commercio, Maurizio Maddaloni, l’avvocato amministrativista Antonio Nardone, il responsabile unico del procedimento amministrativo, Giancarlo Ferulano, il direttore di Acn (America’s Cup Napoli) Mario Hubler, subentrato a Graziano dopo cinque anni da direttore di BagnoliFutura e poi dimessosi recentemente, a competizione finita – Hubler è indagato anche per la mancata bonifica dei suoli di Bagnoli.

Acn raggruppa gli enti locali (Comune, Provincia, Regione) e la Camera di Commercio, che ha preso il posto dell’Unione Industriali di Napoli. Era nata per essere una società di scopo, finalizzata all’America’s Cup. Una modifica statutaria l’ha poi trasformata in una società che può organizzare ogni tipo di eventi. Tra gli atti desecretati al Riesame, è sbucata una conversazione captata sul telefono di Hubler: “La verità – dice il manager ad una sua collaboratrice – è che una parte di verità questi la dicono: quest’evento che porta turismo è una puttanata”. Era il tre marzo 2013 e Hubler commentava così le critiche degli albergatori riportate dai giornali sull’effettiva portata dell’evento che si sarebbe disputato nell’aprile successivo. Nella stessa informativa della Finanza, sono stati riportati altri brandelli di conversazione relativi a un presunto interesse di Claudio de Magistris sul catering dell’inaugurazione della Coppa America. “Montagne di fango su persone per bene, fatti di nessuna rilevanza penale” ha commentato il sindaco. Che alla restituzione del computer di Auricchio pose l’accento sulle motivazioni del dissequestro. Ora la Procura torna all’attacco. E lo tira in ballo personalmente nell’inchiesta.

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