La Gtt, l’azienda di trasporti pubblici di Torino, “spia” i suoi autisti. Ora il suo ex amministratore delegato, Roberto Barbieri, è sotto inchiesta per aver violato lo Statuto dei lavoratori e la legge sulla privacy. A contestargli la violazione di queste norme è il pm Raffaele Guariniello, che all’inizio di luglio ha aperto un’indagine partendo dalla denuncia di alcuni dipendenti convinti che le sanzioni disciplinari ricevute siano nate dall’utilizzo del “Sistema informativo di servizio” (Sis). Al momento Barbieri, ex senatore dei Ds e nominato ora amministratore delegato di Sagat (la società che gestisce l’aeroporto di Caselle), è l’unico indagato da Guariniello, il magistrato che nei primi anni Settanta aveva scoperto le schedature illegali della Fiat ai danni dei dipendenti e dei sindacalisti.

Al centro dell’inchiesta c’è un sistema di monitoraggio che si basa sul Gps di pullman e tram, tramite il quale è possibile controllare la tabella di marcia dei mezzi, stabilire se ci sono ritardi o se i conducenti si siano fermati. Nelle centrali Sis il personale verifica che sia tutto in regola e, se c’è qualche problema, contatta gli autisti per capire cause dei ritardi o fornire aiuti utili. Ma non solo. In base ai dati raccolti dal suo “occhio elettronico” la Gtt avrebbe sanzionato alcuni dipendenti.

Stando alla denuncia di alcuni di loro – e in particolare del sindacato di base Usb – questo strumento costituisce un mezzo illegittimo che permette di controllare il lavoro. Quest’operazione è vietata dall’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, che proibisce «l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori». A questa norma si collega anche l’articolo 114 del codice della privacy, l’altra norma violata dall’azienda. E queste sono le contestazioni di Guariniello a Barbieri.

Sempre secondo lo Statuto dei lavoratori l’uso del Sis dovrebbe essere autorizzato da un accordo tra la società e le rappresentanze sindacali unitarie, oppure dall’ispettorato sul lavoro. Nessun accordo è stato firmato perché molti dei dipendenti e alcune sigle sindacali come l’Usb reputano che sia un sistema illegittimo, invasivo e capace di aumentare lo stress degli autisti. Sebbene non ci sia stato nessun accordo sindacale l’azienda avrebbe comunque installato sui suoi automezzi i dispositivi – un fatto accertato dalle verifiche della polizia giudiziaria – e li avrebbe utilizzati per monitorare l’attività degli autisti.

L’azienda intanto passa alla difesa e ha fatto sapere che il Sis è solo “uno strumento fondamentale per la gestione della regolarità del servizio di trasporto pubblico e per la tutela della sicurezza dei cittadini e degli stessi conducenti dei mezzi. Per quanto riguarda gli aspetti sindacali, e in specifico l’art 4 legge 300, è stato recentemente siglato un accordo sulle attività di videosorveglianza che recita quanto segue: la documentazione del Sis ‘non costituisce controllo a distanza dell’attività lavorativa e comunque non sarà presupposto per l’avvio di procedure disciplinari’”.

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