La Procura di Tivoli ha aperto un’inchiesta sulla lottizzazione “Comprensorio di Ponte Lucano” del costruttore Massimo Mezzaroma vicino a Villa Adriana. Si tratta infatti della “colata di cemento” che rischia di far perdere lo status di patrimonio mondiale dell’Umanità alla celebre villa dell’imperatore Adriano. Il pm Filippo Guerra ha acquisito tutta la documentazione in Comune. I carabinieri del Noe di Roma lo scorso agosto hanno fatto copia delle delibere del consiglio comunale, della convenzione urbanistica e del progetto della Impreme spa di Mezzaroma, ora a disposizione del pubblico ministero. Le palazzine di Mezzaroma violerebbero la cosiddetta buffer zone, una sorta di zona cuscinetto stabilita con un accordo internazionale tra la Repubblica italiana e l’Unesco per proteggere l’area archeologica. Violazione a causa della quale il monumento potrebbe essere cancellato dall’elenco dei siti patrimonio dell’Unesco. Una figuraccia internazionale che, ora, anche il ministero dei Beni Culturali è intenzionato a scongiurare: “Mi adopererò in tutti i modi” dice il sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni, ex presidente del Fai. Oltre all’inchiesta in corso ci sono anche due ricorsi pendenti al Tar promossi da Italia Nostra e un paio di interrogazioni parlamentari presentate da alcuni senatori del Movimento 5 Stelle che stanno organizzando anche un’ispezione nel sito archeologico di Villa Adriana per verificarne lo stato di conservazione.

Borletti Buitoni: “Bisogna chiudere il prima possibile questa storia”
Il sottosegretario ai Beni Culturali Borletti Buitoni usa parole chiare: “Mi adopererò in tutti i modi per bloccare questa speculazione. Bisogna assolutamente chiudere il prima possibile questo triste capitolo tutto italiano. Prima che il mio incarico termini, voglio risolvere questa vicenda”. Il World Heritage Committee dell’Unesco, dopo la riunione annuale del giugno 2012, aveva chiesto al governo italiano di “informare il Whc in tempo utile rispetto a qualsiasi progetto di sviluppo pianificato nell’area buffer, includendo anche il progetto di sviluppo edilizio del ‘Comprensorio di Ponte Lucano’”. Il comitato aveva anche stabilito un limite di tempo oltre il quale l’Italia non poteva andare, intimando al nostro Paese “di inviare al Whc entro il 1 febbraio 2014 un report aggiornato sullo stato di conservazione del sito”. Una sorta di cartellino giallo che potrebbe tramutarsi in rosso e che il ministero è intenzionato ad evitare. “L’Italia non può rendersi ridicola davanti alla comunità internazionale, permettendo che una speculazione edilizia privi uno dei siti archeologici più importanti del mondo del prestigioso status di patrimonio dell’Unesco – prosegue il sottosegretario Borletti Buitoni – Il Mibac si è finalmente attivato per dare tutta la documentazione necessaria al Whc entro la data stabilita. Nel contempo bisogna anche pensare allo stato di conservazione del sito che non versa certo in buone condizioni”.

Italia Nostra: “La delibera del Comune ignora l’accordo con l’Unesco”
Il primo ricorso di Italia Nostra al Tar è stato presentato nel febbraio del 2012 e contesta il metodo con cui è stata condotta l’intera vicenda, a partire dall’iter burocratico attuato dall’amministrazione comunale. “In sostanza  – spiega Luciano Meloni, Italia Nostra Tivoli – chiediamo l’annullamento dell’ultima delibera del 2011, con la quale si approva definitivamente la lottizzazione in questione. Tale atto amministrativo salta a piè pari tutto ciò che è accaduto dal 1993 al 2006, quando una sentenza del Consiglio di Stato ha riconosciuto i diritti pregressi ai costruttori in base però ad un piano presentato nel 1993. Nel frattempo però il piano del 1993 era decaduto poiché erano scaduti i termini di legge e, tra l’altro, la Impreme, subentrata alle ditte precedenti, nel frattempo aveva presentato nel 1998 un nuovo piano di lottizzazione”. Sostanzialmente, secondo i legali di Italia Nostra, il Comune di Tivoli ha riconosciuto alla società di Mezzaroma lo status giuridico del 1993, senza tener conto che ditta e progetto nel frattempo erano cambiati e senza considerare anche gli interventi del governo e della Regione che nel contempo hanno “blindato” l’area con una serie di vincoli. “Nel 1999 – prosegue Meloni – Villa Adriana diventa patrimonio dell’umanità e quindi, in base agli accordi internazionali fra Unesco e Italia, l’intera area viene designata come area buffer. Nel 2001 poi viene applicato un vincolo paesaggistico dal ministero. Nel 2008 infine il nuovo Piano territoriale paesaggistico regionale ribadisce tale vincolo”. Nonostante accordi internazionali e vincoli però nel 2011 viene approvata la delibera che autorizza definitivamente la lottizzazione. Delibera che figura anche nell’elenco dei documenti consegnati dai carabinieri del Noe alla Procura di Tivoli.

L’altro ricorso presentato a luglio dello stesso anno invece punta il dito contro il silenzio della direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio. “Il direttore Federica Galloni – afferma Meloni – non ha giustificato come la lottizzazione sia compatibile con gli accordi internazionali stabiliti tra Italia e Unesco, a seguito dell’inserimento del sito di Villa Adriana nell’elenco dei beni considerati patrimonio dell’umanità”.

E nella villa ecco le nuove scoperte: il giardino segreto
In attesa che il Tar si pronunci e che l’inchiesta della Procura di Tivoli giunga a conclusione, circa un mese fa nel sito archeologico è stato scoperto il “giardino segreto” dell’imperatore Adriano. Cinque edifici monumentali di rara raffinatezza architettonica progettati da Adriano per offrire percorsi privilegiati con sfondi paesaggistici unici. Il paesaggio, la contemplazione del bello, concetti che l’imperatore romano conosceva bene e che guidavano spesso le sue decisioni. Concetti che l’hanno spinto a costruire uno dei musei a cielo aperto fra i più importanti al mondo. 

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