La aveva portata all’esasperazione. “Se mi lasci farò vedere quelle foto di noi due in intimità a tutta la tua famiglia e le metto su internet”. Anche per questo, per evitare il disonore, la giovane Benazir, pakistana, 20 anni, aveva deciso di farla finita. Una dose massiccia di barbiturici e se non fosse stato per la segnalazione di un’amica, una brutta vicenda di stalking sarebbe finita in tragedia. Il nome della ragazza è di fantasia, la storia, avvenuta a Bologna tra febbraio e luglio, è vera.

Lei, nata in Pakistan ma vissuta in Italia fin da bambina, aveva deciso di troncare la relazione con un connazionale trentenne. Lui, in Europa da alcuni anni, svolgeva qualche lavoro saltuario a Bologna e soprattutto aveva un solo pensiero in testa: quella ragazza, con cui aveva intrecciato una relazione dall’inizio del 2012. Lei dopo un anno ha però deciso di lasciarlo: una decisione senza appello, tanto che lo stesso padre di Benazir, durante un viaggio in Pakistan, aveva chiesto la restituzione della dote di sua figlia alla famiglia del ragazzo.

È stato allora che quest’ultimo, capito che era davvero finita, ha cominciato a perseguitarla: telefonate, sms minacciosi e ripetuti ossessivamente, appostamenti sotto casa, pedinamenti. Spesso, quando la ragazza era in giro per Bologna con le sue amiche, lui la avvicinava per insultarla, per provare a portarla via. Così, nel febbraio scorso la prima segnalazione al commissariato di Santa Viola sui modi aggressivi del ragazzo verso la ex fidanzata. A maggio la ragazza, dopo essersi rivolta anche ad associazioni che si occupano della violenza sulle donne, decide di sporgere denuncia alla polizia e del caso comincia a occuparsi la Squadra mobile.

Ma intanto lo stalker era arrivato al ricatto finale: se lei non fosse tornata con lui, avrebbe consegnato a suo padre e pubblicato su internet alcune foto che ritraevano la coppia in intimità. Per una comunità tradizionalista come quella pakistana, la rivelazione di rapporti sessuali prematrimoniali avrebbe significato il disonore, sia per la protagonista che per la sua famiglia. Per Benazir è troppo: lei che non ha detto nulla a suo padre di quelle immagini e di quel ricatto, per paura di attirare la vergogna sulla sua famiglia decide all’inizio dell’estate di suicidarsi. Dopo avere assunto una grossa quantità di farmaci scappa verso un parco per lasciarsi morire: solo grazie alla segnalazione di un’amica alla polizia la ragazza viene ritrovata e salvata dalla morte.

Per gli uomini della polizia è il segnale che non c’è tempo da perdere. Coordinati dal pubblico ministero Claudio Santangelo, prima perquisiscono l’ex fidanzato, trovando nei suoi computer e nei suoi telefoni le prove della persecuzione, poi, ottengono dal giudice un divieto di avvicinamento alla ragazza e di comunicazione con lei o la sua famiglia. Per l’ex fidanzato, incensurato, l’accusa è quella di stalking, aggravato dal precedente legame con la ragazza. Benazir, che ha avuto il coraggio di ribellarsi al suo ex violento e al tradizionalismo, ora è ospitata in una comunità protetta.

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