Eli Weinberg, Nelson Mandela
Eli Weinberg, Nelson Mandela
E’ stato un lavoro complesso, durato sei anni ma alla fine il risultato è andato forse anche oltre a quello sperato. E ora Rise and Fall of Apartheid si prepara ad essere considerata la mostra più esaustiva e completa di uno dei periodi storici più rilevanti del ventesimo secolo. Inaugurata con successo, nell’inverno scorso, all’interno dei due grandi piani della sede newyorkese delll’ICP (International Center of Photography di New York), e dopo una sosta a Monaco, ‘Rise and Fall of Apartheid’ da qualche giorno è arrivata anche in Italia, al PAC di Milano, dove rimarrà fino al 15 settembre.

Una mostra unica che racconta una storia fatta di scontri politici, burocrazia, ribellione e protesta, di quotidianità vissuta ai margini, di lutti, discriminazioni e lotta. Con le sue 500 fotografie e opere d’arte, i suoi film, video, magazine, libri e documenti, molti dei quali completamente inediti, l’esposizione fa leva sul valore dell’immagine, che ha una tale potenza evocativa da rimanere inesorabilmente impressa nella memoria.

“La fotografia” dicono gli stessi curatori “ha trasformato il proprio linguaggio da mezzo puramente antropologico a strumento sociale. Ed è questa, quindi, la ragione per cui nessuno ha saputo cogliere la situazione del Sud Africa e della lotta all’apartheid meglio, in modo più critico e incisivo, con una profonda complessità illustrativa e una penetrante introspezione psicologica, di quanto abbiano fatto i fotografi sudafricani”.

Peter Magubane, Funerali a Sharpeville
Peter Magubane, Funerali a Sharpeville

Che, con i loro scatti, hanno impresso contemporaneamente la violenza e la rabbia della segregazione ma anche la voglia di cambiamento e di libertà. Come quella lunga fila di bare in legno scuro, fotografate da Peter Magubane durante i funerali a Sharpeville, per commemorare chi aveva perso la vita protestando pacificamente contro i tesserini speciali che permettevano l’accesso ai “luoghi dei bianchi”. O la disperazione di Pauline Moloise e Winnie Madikizela Mandela al servizio funebre per Benjamin Moloise, condannato alla pena capitale nel giugno del 1983 perché sospettato di aver ucciso un poliziotto nero.

Gille de Vlieg, Pauline Moloise
Gille de Vlieg, Pauline Moloise

O, ancora, la protesta della folla immortalata da Eli Weinberg vicino alla Drill Hall all’apertura del processo per tradimento o il ritratto di un giovane Nelson Mandela, simbolo di questa “rivoluzione”, in abiti tradizionali e in “fuga” dalla polizia.

Una lunga ricostruzione iconografica per un racconto storico, politico e sociale ad alto impatto emozionale e che, grazie alle scelte del centro internazionale newyorkese e del curatore Okwui Enwezor, va oltre alle comuni classificazioni di saggio fotografico e reportage.

 

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