“Internet non può continuare ad essere il luogo virtuale dell’impunità”.

E’ questo il presupposto dal quale muove Salvatore Torrisi (Pdl), firmatario dell’ultimo della lunga serie di disegni di legge con i quali il Parlamento minaccia – più o meno consapevolmente – di mettere un enorme bavaglio sulla bocca della Rete.

Il testo del disegno di legge n. 903, annunciato dal Senatore Torrisi lo scorso 2 luglio non è ancora disponibile sul sito del Senato ma, a quanto si apprende circa il suo contenuto, ad esso sembra spettare il “bavaglio d’oro”, per l’iniziativa più liberticida, sin qui, presentata in Parlamento, in questa legislatore.

Il Senatore Torrisi, infatti, propone di imporre al gestore di qualsiasi sito internet – inclusi i blog e non è chiaro se anche le piattaforme di user generated content e, magari, di social network – l’obbligo di rimuovere entro 24 ore, dietro semplice richiesta, qualsivoglia contenuto – inclusi i commenti degli utenti – pubblicato, a pena, in caso di inadempimento di rispondere dell’eventuale carattere illecito del contenuto proprio come se si trattasse del direttore di un giornale, anzi, peggio che se si trattasse del direttore di un giornale dato che per quest’ultimo la cassazione ha, ormai, escluso che possa essere ritenuto responsabile per i commenti dei lettori.

I maligni – o, forse, semplicemente i realisti – ritengono che si tratti di un disegno di legge ad personam per colpire Beppe Grillo e mettere a tacere il suo blog.

Il punto però non è questo.

Il punto è che, quale che sia l’obiettivo perseguito dal Parlamentare pdllino, il disegno di legge costituisce una delle più gravi minacce alla libertà di parola sul web, registrate sin qui.

Ma a stupire più che la volontà – ormai nota e diffusa – di imbavagliare la Rete è l’imperdonabile ignoranza – lo scrivo in senso tecnico – circa le regole e le dinamiche della Rete che traspare dal disegno di legge.

Cominciamo dal principio.

Nonostante quanto il Senatore Torrisi continua a ripetere in giro Internet non è un luogo, non ha niente di virtuale e, soprattutto, non è uno spazio di impunità.

Internet è solo un mezzo di comunicazione, usato da persone in carne ed ossa che, come ormai noto a qualsiasi uomo dei giorni nostri, non “garantisce” l’impunità a nessuno dato che, on line, si applicano tutte le stesse regole che governano le condotte poste in essere con modalità tradizionali.

L’affermazione cara a Torrisi, secondo la quale “Internet non può continuare ad essere il luogo virtuale dell’impunità”, dunque è uno zibaldone di approssimative corbellerie che, forse, possono essere perdonate ad un uomo proveniente dal passato, di passaggio nel nostro tempo ma non certamente ad un Parlamentare che si accinge a dettare nuove regole per l’informazione online.

Ma non basta.

Il Senatore Torrisi, infatti, evidentemente ignora che la sua idea di chiamare i gestori di ogni piattaforma online a rispondere dell’eventuale illiceità dei contenuti pubblicati dagli utenti si scontra irrimediabilmente contro la disciplina europea della materia che esclude espressamente che chi pone a disposizione di altri uno spazio per la pubblicazione di un contenuto abbia qualsivoglia obbligo generale di sorveglianza sui contenuti ospitati e possa, pertanto, essere chiamato a rispondere della loro eventuale illiceità.

Un’ignoranza, anche questa, grave ed imperdonabile da bocciatura con il minimo dei voti.

La ciliegina sulla torta al gusto di ignoranza è però rappresentata da un’altra affermazione che, navigando in Rete, il Sen. Torrisi, sembra amare ripetere a chi gli chiede di commentare la sua ultima “creatura”: “in rete – dice il Parlamentare pdellino – scritti tali da configurare la commissione di reati possono essere pubblicati tanto sui normali siti internet quanto sui blog, spazi web per i quali, a differenza dei primi, non è prevista la registrazione presso il Centro nazionale ricerche di Pisa e per i quali risalire ai responsabili è ancora più difficile e, praticamente, possibile solo attraverso indagini della polizia postale”.

Roba da sganasciarsi dalle risate.

Tanto per cominciare perché il “Centro Nazionale ricerche di Pisa”, oggetto del “dotto” riferimento del Sen. Torrisi è, probabilmente, il Consiglio Nazionale delle ricerche e, in particolare, il Nic, il Registro ovvero l’anagrafe domini Internet “.it” che, sin dalle origini, è gestito, appunto, dal Consiglio Nazionale delle ricerche.

Ma tanto non sarebbe bastato a giustificare un giudizio così severo.

Il punto è che, naturalmente, non sussiste nessun obbligo né per un “normale sito internet”, né per un “blog” [n.d.r. vien da chiedersi come il Sen. Torrisi si immagini un blog] di registrazione presso il Nic al quale, più semplicemente, tanto che si intensa pubblicare un “normale sito internet”, tanto che si voglia dar vita ad un “sito internet marziano” come un blog, si può chiedere l’assegnazione di un nome a dominio che li contraddistingua e renda raggiungibili.

E’ davvero imperdonabile pretendere di riscrivere le regole della Rete muovendo da un simile livello di ignoranza del fenomeno.

Ed ora, cari lettori, commentate con prudenza. Non vorrei che le mie parole prima ed i vostri commenti poi costassero cari all’editore che ci ospita.

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