Cinema Ritrovato BolognaMetti un tardo pomeriggio bolognese di un’anonima domenica di fine giugno. Camminando una signora bionda, trafelata e vestita casual si avvicina, parla americano: “Excuse me, can you tell me the way to Via Indipendenza?”. Non sono di Bologna, non posso soddisfarla. Ma lei incalza, vuole fare conversazione. Ci presentiamo. Portiamo entrambi lo stesso badge, l’accredito al C27° Cinema Ritrovato, il festival paradiso dei cinephiles. “Sono qui per un omaggio a mio padre”, spiega. “Mi scusi – incalzo – ma suo padre..chi è?” “Si chiamava Burt Lancaster”.

È così che vanno le cose durante le otto immaginifiche giornate in cui il cinema altrimenti smarrito viene “ritrovato”. Non solo visioni di pellicole che hanno fatto la Storia della settima arte ab origine (film muti musicati dal vivo, riportandoti indietro nel tempo..), ma anche incontri casuali per strada, mentre corri da una sala all’altra per non perdere questo o quell’altro gioiello. Dell’indimenticabile attore americano il festival ideato e organizzato dalla Cineteca di Bologna ha voluto celebrare i 100 anni “eventualmente” da lui compiuti il prossimo 2 novembre. La figlia Joanna si è prestata all’occorrenza, presentando la proiezione di The Swimmer (Un uomo nudo, 1968), ed ecco perché si aggirava con il compagno, il filmmaker Michael Singh, nei dintorni di Piazza Maggiore. Poteva essere uno dei tanti stranieri (in prevalenza americani e inglesi, almeno quest’anno) accorsi appositamente alla kermesse, che a giudicare solo dalle lingue parlate in Piazzetta Pasolini (luogo antistante la biblioteca, varie sale ed anche la Fondazione Pasolini) durante le pause o i pranzi sotto il tendone, s’impone di un’internazionalità superiore persino alla Mostra di Venezia, con le dovute proporzioni. Sulle tavolate in legno dove puoi prenderti il caffè in compagnia di Thierry Fremaux (il direttore artistico del festival di Cannes) si trovano più copie dell’Herald Tribune che non di Repubblica.

Mrs Joanna Lancaster insegna inglese a Los Angeles. Del cinema non si occupa, un fardello troppo grande da portare, forse, come accusano numerosi figli d’arte. Ci stupisce, però, la semplicità d’approccio, quel “non tirarsela” tipico d’Oltreoceano e sempre meno frequentato nel Belpaese, dove basta avere una poltroncina per autorizzare se stesso alla pratica della “snob-filia”. Si apre sul padre, senza troppe domande, raccontando retroscena del Gattopardo, del rapporto con la Cardinale, con Delon. Tutto filtrato dallo sguardo “da” figlia, prezioso e distante rispetto alle memorie ufficiali. “Alain Delon era magnetico, me ne accorgevo persino io da bambina..”. E ancora “Mio padre mostrava a noi figli solo i lati più forti della sua personalità: ne Un uomo nudo l’ho ri-visto per la prima volta fragile, debole.. semplicemente un uomo”. Fino a scoprire che, come prevedibile e ampliamente annunciato, era veramente il film di Visconti la “sua prova del nove. Voleva dimostrare di andare oltre, di essere ‘un attore oltre’ ”.

“Bigger than life” verrebbe da dire, evocando il marchio dei film prescelti (e sostenuti per il restauro) da uno dei più grandi cinephiles viventi, Martin Scorsese. Il Cinema Ritrovato di Bologna quest’anno ha “riportato” in vita tra le svariate perle i muti di Hitchcock, il cinema di Allan Dwan, di Chris Marker, La belle et la bete di Jean Cocteau, The Invisible Man di James Whale. E ancora un omaggio a Jerry Lewis, al proto-cinema del 1913, ai russi Ol’ga Preobraženskaja e Ivan Pravov, al laboratorio permanente su Chaplin, fino ad arrivare alle magiche serate in piazza Maggiore, la cui inaugurazione con la Carmen di DeMille (1915) musicata dal vivo ha raccolto 5000 spettatori. Un trionfo.

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