“A Tripoli! A Tripoli! Tripoli bel suol d’amore, ti giunga forte questa canzon, sventoli il tricolore sulle tue torri al rombo del cannon, naviga o corazzata benigno è il vento e dolce la stagion. Tripoli, terra incantanta sarai italiana al rombo del cannon”. E’ questo il ritornello della canzone ‘Tripoli, bel suol d’amore’ trasmessa in filodiffusione sul litorale di Terracina due domeniche fa. Nessun raduno, nessun nostalgico ad intonare il canto, ma gli altoparlanti della guardia costiera della cittadina, in provincia di Latina. Durante l’ammaina bandiera, infatti, lo scorso 23 giugno, turisti e passanti sono stati subito attratti dalla canzone. Composta nel 1911 il testo inneggiava ad una campagna bellica finita con un bagno di sangue, quella targata governo Giolitti in spedizione alla conquista dell’odierna Libia. La guerra coloniale che provocò morte e disperazione nell’illusorio e folle anelito imperialista del nostro paese. Melodia poi ripresa e ascoltata nel ventennio fascista che proseguì la campagna bellica. A distanza di un secolo, gli altoparlanti della guardia costiera di Terracina ne hanno trasmesso il motivetto. Nel video si può sentire l’esecuzione al calar del sole. In molti stupiti, sul lungomare, hanno ascoltato l’inno colonialista. Qualcuno ha storto il naso pensando a nostalgici, si tratta, però, stando alla replica, di mal pensanti. La Guardia Costiera è guidata dal comandante, il tenente di vascello Leonello Salvatori. La spiegazione all’accaduto è chiara e netta: “Non ero in Capitaneria quel giorno, ero fuori per un salvataggio. Si è trattato di un mero errore tecnico, la canzone è in un cd con altri testi che riperconno le melodie dall’unità di Italia ad oggi. Per uno sbaglio è stata trasmessa e mandata in filodiffusione. Non era mai successo di ascoltarla”. Fine delle comunicazioni, anzi delle canzoni  di Perluigi e Trocchia

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