Affidiamo al sindaco di Roma, Ignazio Marino, la soluzione di questa  piccola storia ignobile, gli chiediamo soltanto di non ostacolare il corso della giustizia rivendicando inesistenti diritti da parte del Comune di Roma nei confronti di un uomo solo, anziano e malato che chiede soltanto  di poter acquistare l’alloggio dove vive da 10 anni. Alemanno non ha mai voluto aiutarlo, sarebbe un segnale per far capire che a Roma il vento è finalmente cambiato. Dal 2 agosto 2012 ad oggi sono 333 giorni che il ragionier Antonio Panci, l’ex inflessibile funzionario della Regione Lazio che tanti fastidi ha provocato ai vigili urbani del centro storico con le sue denunce su abusi edilizi e corruzione, se ne sta chiuso nel suo appartamentino alla Garbatella. Diversamente da ogni altro detenuto, perfino quelli sottoposti al regime 41 bis, non ha diritto neppure a quelle due ore d’aria che il regime carcerario prevede. Per difendere la sua piccola casa Panci da quasi un anno se ne sta barricato in 30 metri quadri, protetti da una porta blindata e da inferriate alle finestre.

E’ una storia di ordinaria follia che i lettori de Il Fatto quotidiano già conoscono, ma che torniamo a raccontare perché in questi mesi si è via via aggrovigliata in intoppi burocratici che rischiano di vanificare gli forzi di chi tenta di risolverla e di dare ragione a quei poteri contro i quali il poveretto inutilmente combatte, come Don Chisciotte contro i mulini a vento. Il suo solo torto è aver anticipato con le denunce gli scandali che oggi rischiano di travolgere la Polizia municipale, e di essere affittuario di un bilocale in via degli Armatori 11, interno 8, a lui affidato nel 2004 con delibera dell’assessore Galloro dopo che un’altra abitazione del Comune di Roma, dove viveva a Tor Pignattara, era stata devastata da ignoti. A suo dire una rappresaglia per punirlo delle denunce che aveva già avviato come responsabile dell’ufficio regionale sull’Ambiente.

Nel 2010 gli appartamenti alla Garbatella sono stati messi in vendita da Comune e, Panci ordinato e puntuale come sempre, ha avanzato la sua proposta d’acquisto inviando i 2 mila euro previsti dal bando. La sorprendente risposta fu che il suo nome non era tra gli “aventi diritto”, da un’informativa dei vigili dell’ XI Municipio risultava infatti “emigrato”, dove non si sa. Panci corse all’anagrafe e scoprì addirittura di non essere neppure più residente a Roma.  Soltanto grazie alla nostra denuncia su questo blog il poveretto ha riottenuto la residenza, ma ciò non era sufficiente, a dire del sindaco Alemanno, a restituirgli il diritto di acquistare la casa dal momento che la falsa attestazione dei vigili aveva fatto decadere il contratto di affitto. A nulla sono valse le interrogazioni parlamentari dei Radicali e del Movimento Cinque stelle, e neppure uno sciopero della fame che ha ulteriormente minato la sua salute: da mesi la sua battaglia per il riconoscimento di un sacrosanto diritto sì è infranto contro un muro di ostilità e di interessi inconfessabili.

I suoi unici mezzi di comunicazione con il mondo esterno sono ormai la televisione e un computer, che un amico gli ha regalato, con cui invia appelli sempre più disperati. Ha scritto perfino al presidente Obama, visto che le autorità italiane intendono ignorarlo. Ma non è uomo da arrendersi ed è riuscito, in base a una normativa poco conosciuta, a intestarsi nuovamente la casa con atto amministrativo. Il 16 luglio è fissata la prima udienza di fronte al giudice civile che, se vuole, può sostituirsi al Comune di Roma, ed effettuare il rogito. Ma pochi giorni fa due avvocati si sono costituiti parte civile per conto del Campidoglio e da giorni addetti della Romeo servizi, che gestisce in appalto le proprietà capitoline, si aggirano in via degli Armatori assicurando che presto la casa di Panci sarà libera. Uno zelo, quello di funzionari pubblici e privati, davvero degno di miglior causa.

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