L’astrofisica Margherita Hack è morta la notte scorsa all’ospedale di Cattinara, a Trieste, dove era ricoverata da una settimana. Aveva compiuto 91 anni il 12 giugno scorso. La Hack è morta la notte scorsa alle 4,30. Era stata ricoverata sabato scorso in seguito al riacutizzarsi dei problemi cardiaci che la affliggevano. Con lei c’erano il marito, Aldo, con il quale era sposata da 70 anni, Tatiana, che la assisteva da tempo, la giornalista Marinella Chirico, sua amica personale, e il responsabile del polo cardiologico, Gianfranco Sinagra. Astrofisica di fama mondiale, atea, vegetariana da sempre, divulgatrice, dichiaratamente di sinistra, sostenitrice da sempre dei diritti civili e di aperture in tema di bioetica. Come riconoscimento per il suo contributo all’astrofisica le è stato intitolato l’asteroide 8558 Hack. La scienza italiana perde così un altro simbolo, dopo la scomparsa della senatrice a vita Rita Levi Montalcini. 

Il ricordo
In prima fila a ricordare la scienziata, il premier Enrico Letta: “Esprimo il mio profondo cordoglio personale e del Governo per la scomparsa di Margherita Hack. L’Italia e la comunità internazionale perdono una protagonista assoluta della ricerca scientifica. Una donna che è stata, inoltre, capace di affiancare con passione l’impegno professionale a quello sociale e politico. Una testimonianza che resterà preziosa”. Tanti gli esponenti politici che hanno voluto esprimere la loro vicinanza: “E’ stata una grande scienziata”, ha detto il sindaco di Firenze Matteo Renzi, “che riusciva a spiegare a tutti, con parole semplici e chiare, il mistero dell’universo, della fisica e delle stelle. Ci ha insegnato ad appassionarci al cielo e alla scienza tutta e ha saputo divulgare, con parole chiare e spirito indipendente, le grandi leggi e scoperte del cosmo”. Gli fa eco Guglielmo Epifani, segretario nazionale Pd: “Perdiamo una grande scienziata, una donna straordinaria e appassionata, innamorata del suo Paese e per questo da sempre impegnata nella società e in politica”. Così Ignazio Marino, sindaco di Roma: “Un’italiana che ha sempre partecipato appieno, e con autentica passione, alle vicende nazionali. Uno spirito critico che sicuramente ci mancherà”. Un’amica della sinistra, dice Nichi Vendola: “Una scienziata di alto livello, una militante di sinistra mai ipocrita ma sempre appassionata, una donna straordinaria. L’Italia perde una delle sue figure più prestigiose”.

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha scritto ai familiari della scienziata: “Apprendo con commozione la triste notizia. E’ stata una personalità di grande rilievo del mondo della cultura scientifica, che con i suoi studi e il suo impegno di docente ha costantemente servito e onorato l’Italia anche in campo internazionale. Ha rappresentato nello stesso tempo un forte esempio di passione civile, lasciando una nobile impronta nel dibattito pubblico e nel dialogo con i cittadini. Partecipo con sinceri sentimenti di vicinanza al cordoglio di tutte le persone che l’hanno avuta cara”. Così il ministro degli esteri Emma Bonino: “La notizia della scomparsa di Margherita Hack mi rattrista molto. E’ stata una figura straordinaria, amata dai giovani per la sua capacità di spiegare la scienza con grande semplicità e prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia” 

Tanti i ricordi anche della società civile e dai colleghi intellettuali. “Margherita Hack si è battuta, da scienziata, per la libertà di ricerca scientifica, per l’autodeterminazione nelle scelte individuali e per la laicità delle istituzioni”. Così in una nota Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente Segretario e Tesoriere, a nome dell’Associazione Luca Coscioni, commentano la notizia della morte dell’astrofisica. “Nel giorno della sua morte, la salutiamo con profonda riconoscenza per averci voluto al suo fianco, anche da iscritta all’Associazione”. In prima fila anche Giorgio Giorello, professore di filosofia della scienza all’Università di Milano: “Era una grande ricercatrice, una grande combattente per il concetto laico della libertà di ricerca e una grande donna. Margherita non aveva paura di essere anche atea, in nome della libertà della scienza”. Spesso la Hack si era impegnata in prima persona per la raccolta di fondi in favore del recupero e della tutela di molti strumenti”. Dallo spazio il saluto di Luca Parmitano, l’astronauta che ha scritto: “Buon viaggio Margherita Hack, le stelle che hai amato e ci hai fatto amare adesso ti aspettano…”. Chiude la lista l’Anpi, Associazione nazionale partigiani italiani: “Ci stringiamo attorno ai familiari e a tutte quelle italiane e italiani cui Margherita ha saputo trasmettere entusiasmo civile e voglia di combattere e partecipare. Una grande donna che ha fatto dell’antifascismo e dell’amore per la democrazia una fortissima e battagliera ragione di vita”. 

Gli ultimi giorni accanto al marito conosciuto 80 anni fa
Sono stati sereni e “vissuti con leggerezza”, come aveva sempre fatto nella sua vita, i suoi ultimi giorni. I problemi cardiaci dei quali soffriva da tempo “erano molto pesanti, ma li viveva con una leggerezza assoluta”, racconta Marinella Chirico, molto vicina alla ricercatrice e alla sua famiglia. La malattia si era riacutizzata una settimana fa, tanto da rendere necessario il ricovero. Hack lascia il marito Aldo, 93 anni, che aveva conosciuto a Firenze, dove erano nati entrambi e dove si erano incontrati ai giardini quando Margherita aveva 11 anni e lui 13. Si erano sposati 70 anni fa, “la prima e l’ultima volta che era entrata in una chiesa”, racconta l’amica di famiglia. Della morte non ha mai avuto paura, nemmeno negli ultimi giorni: “Quando ci sono io non c’è la morte – le piaceva ripetere – e quando c’è la morte non ci sarò io”.

L’ultima lezione ai giovani: “L’universo? Studiare fatti, tante cose non si sanno”
Le sue ultime parole rivolte ai giovani – si potrebbe dire la sua ultima lezione – alcuni giorni fa durante un incontro privato nella sua abitazione di Trieste con alcuni bambini. Come è nato l’universo?, avevano chiesto loro. “Ci sono delle teorie – aveva risposto l’astrofisica – ma tante cose non le so. Abbiamo dei fatti, e su quelli dobbiamo studiare”. La scienziata, racconta chi le stava vicino, aveva il passo stanco ma la lucidità era quella di sempre, così come la disponibilità: alle numerose e insistenti domande dei piccoli, aveva risposto con pazienza e sempre con il sorriso.

Sarà sepolta con cerimonia semplice e privata
La Hack era nata a Firenze nel 1922 e si era trasferita a Trieste nel 1963, dove viveva in una casa nel quartiere di Roiano. Senza figli, donna impegnata socialmente, era anche una appassionata animalista: aveva otto gatti e un cane. Il suo ricovero era stato tenuto segreto per sua volontà, così come ha lasciato indicazioni di essere sepolta nel cimitero di Trieste senza alcuna funzione né rito, ma con una cerimonia esclusivamente privata. Le persone che gli sono state vicine fino alla fine hanno riferito che per rispettare le sue volontà non saranno resi noti né giorno né orario della sepoltura. “Il mondo della scienza – commenta il rettore dell’università di Udine, Cristiana Compagno – perde una grande personalità, una grande donna, che si è prodigata una vita intera per affermare i diritti di libertà, di legalità e di uguaglianza”.

La prima donna a dirigere un osservatorio
Negli ultimi giorni il nome della scienziata fiorentina era finito tra quelli di possibili senatori a vita che, dopo la morte di Emilio Colombo, sono rimasti solo Carlo Azeglio Ciampi e Mario Monti. Nata a Firenze il 12 giugno 1922, la Hack è stata una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, Hack ha svolto un’importante attività di divulgazione e ha dato un considerevole contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle. La scienziata è membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society. Nel 2012 aveva ricevuto l’onorificenza dalla presidenza della Repubblica di dama di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana “per il costante e instancabile impegno profuso nella ricerca scientifica e al servizio della società, che la rende esempio di straordinaria dedizione e coerenza per le giovani generazioni”.

Il lavoro per “raccontare le stelle”
Nata da padre protestante e madre cattolica Hack si laurea nel 1945, con una tesi di astrofisica relativa a una ricerca sulle cefeidi, una classe di stelle variabili. Il lavoro viene condotto presso l’Osservatorio astronomico di Arcetri, dove inizia a occuparsi di spettroscopia stellare, che diventerà il suo principale campo di ricerca. Enorme lo sviluppo delle attività didattiche e di ricerca che Margherita Hack ha promosso all’università di Trieste, dove ha dato vita nel 1980 a un “Istituto di Astronomia” che è stato poi sostituito nel 1985 da un “Dipartimento di Astronomia”, che la scienziata ha diretto fino al 1990. Dal 1982 Margherita Hack ha inoltre curato una stretta collaborazione con la sezione astrofisica della Scuola internazionale superiore di studi avanzati. La scienziata, inoltre, ha alternato la stesura di testi scientifici universitari, alla scrittura di testi a carattere divulgativo. Il trattato “Stellar Spettroscopy”, scritto a Berkeley nel 1959 assieme a Otto Struve (1897-1963) è considerato ancora oggi un testo fondamentale. Nel tempo Margherita Hack ha collaborato con numerosi giornali e periodici specializzati, fondando nel 1978 la rivista “L’Astronomia” di cui è stata a lungo direttore. Nel 1980 ha ricevuto il premio “Accademia dei Lincei” e nel 1987 il premio “Cultura della Presidenza del Consiglio”.

Ha lavorato in numerosi osservatori americani ed europei ed è stata per lungo tempo membro dei gruppi di lavoro dell’Esa e della Nasa. In Italia, dove ha fatto anche parte dell’Accademia Nazionale dei Lincei, con un’intensa opera di promozione ha ottenuto che la comunità astronomica italiana espandesse la sua attività nell’utilizzo di vari satelliti giungendo ad un livello di rinomanza internazionale. 

Bioetica e diritti civili
Ma la Hack era conosciuta anche per il grande e costante impegno sui temi sociali e politici, in particolare nella difesa e nella promozione dei diritti. Non credeva in alcuna religione perché credeva che ci potesse essere un’etica laica e atea che derivasse da principi di coscienza. “L’etica laica e in particolare l’etica degli atei – aveva scritto – che non credono in nessuna entità superiore non meglio definita, ma solo nel dato di fatto dell’esistenza della materia che origina le strutture presenti nell’Universo, da cui si originano anche gli esseri viventi dai più semplici ai più complessi, si basa sul rispetto del prossimo, uomo o animale che sia e può essere riassunta dai comandamenti di Cristo, che certo non era figlio di dio, ma una delle più grandi figure dell’umanità, che ha preceduto i suoi tempi di molti secoli ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ e ‘Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te’. Per attenersi a questi comandamenti non c’è bisogno di credere in dio, non lo si fa per la speranza in un al di là in cui non si crede, ma solo per un sentimento di fratellanza universale che deriva dalla nostra comune origine da quella materia che costituisce l’Universo”.

Dal 1989 era garante scientifico del Cicap e, dal 2002, presidente onorario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. Dal 2005 era iscritta all’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. Ma in tema di bioetica erano note anche le sue aperture: era favorevole all’eutanasia, aveva sottoscritto un testamento biologico, sosteneva il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali (nel 2010 era stata premiata a Torre del Lago Puccini come “Personaggio gay dell’anno”). “Da parte di altri paesi è certamente un segno di civiltà – aveva dichiarato – Noi invece siamo un paese arretrato, che non sa cos’è il rispetto della libertà. Il Vaticano è certamente un deterrente che influenza la classe politica, ma la politica non è libera e non ha il coraggio di reagire. E se non reagisce questo significa che è più bacchettona della Chiesa e non sa cos’è il rispetto della libertà altrui”.

Antifascista e comunista
Antifascista e da sempre oppositrice di Berlusconi e della sua parte politica si era più volta candidata alle elezioni, ottenendo in alcune occasioni anche il seggio al quale però aveva sempre rinunciato. La prima volta nel 2005, alle Regionali in Lombardia, con il Partito dei Comunisti Italiani: in quel caso aveva ceduto il seggio a Bebo Storti. Di nuovo l’anno successivo alle politiche (vinte dal centrosinistra), ancora con il partito di Oliviero Diliberto, ma una volta eletta rinunciò a diventare deputata. Nel 2009 si candidò per Lista anticapitalista (che riuniva i partiti a sinistra del Pd). Di nuovo fu eletta, tra le file della Federazione della Sinistra, alle regionali del Lazio nel 2010: anche in questo caso si dimise. Alle primarie del centrosinistra del 2012 e alle politiche del 2013 aveva sostenuto Nichi Vendola, mentre aveva firmato l’appello in sostegno di Emma Bonino per la candidatura alla presidenza della Repubblica.

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