Uno stipendio extra di oltre 300mila euro accumulato in sei anni di lavoro alla Fondazione Teatro Regio di Parma, un sistema di contraffazione studiato per sottrarre denaro alle casse del tempio lirico cittadino. Maddalena Paolillo, 57enne parmigiana dipendente dell’ente, dal 2006 approfittava del suo impiego di responsabile di cancelleria per intascarsi denaro attraverso la contraffazione dei bollettini di pagamento. La donna, arrestata a febbraio dai carabinieri, è stata condannata a due anni e sei mesi di reclusione oltre al risarcimento di 432mila euro alla Fondazione Teatro Regio per falso e peculato, e rimane ai domiciliari. La Procura aveva chiesto il rito immediato per gli evidenti indizi di colpevolezza riscontrati e la donna di Parma è stata giudicata con rito abbreviato, che consente di scontare la pena di un terzo.

Secondo l’accusa la 57enne, che per il Regio raccoglieva la posta e la spediva, dopo l’acquisto da parte della Fondazione di una nuova macchinetta obliteratrice per evitare le code negli uffici postali, era riuscita ad escogitare un sistema per fare cassa, presentando bollettini “doppi” fotocopiandoli e quindi cambiando le cifre a seconda delle proprie esigenze monetarie. In questo modo la donna incassava assegni per i pagamenti con somme superiori agli importi reali e si intascava la parte restante dalle spese ordinarie.

A scoprire dell’ammanco da centinaia di migliaia di euro erano stati i dirigenti del servizio amministrativo del Teatro Regio che si erano accorti che le somme spese per i servizi postali risultavano essere ben al di sopra di quelle stimate per le esigenze della Fondazione. Mettendo poi a confronto le spedizioni effettuate con cedolini e rispettive spese, era emerso un buco di circa 260mila euro. Dopo una serie di indagini, gli amministratori erano riusciti a individuare il problema e la responsabile. A presentare un esposto alla Procura lo scorso dicembre erano stati l’assessore al Bilancio del Comune di Parma Gino Capelli e il sindaco e presidente della Fondazione Federico Pizzarotti, che nel processo si è costituita parte civile. Nessun risarcimento è stato però versato, in quanto Paolillo, che si è pentita di quanto commesso, risulta nullatenente. Il Tfr della donna, che dopo la vicenda era stata licenziata dalla Fondazione, è stato posto sotto sequestro conservativo dalla Corte dei conti.

 

Articolo Precedente

Eredità Faac, anche i Ris di Parma al lavoro sul testamento milionario alla Chiesa

next
Articolo Successivo

Angola, un luogo nella mente

next