Professori in cattedra all’Università di Parma con uno stipendio pagato con soldi pubblici, liberi professionisti con tanto di fattura al di fuori dalle mura dell’Ateneo. Dopo il caso di Antonio Montepara, ex preside di Ingegneria finito nel mirino della Corte dei conti per i suoi incarichi extra professionali non autorizzati dall’Università degli studi, diverse decine di suoi colleghi sono finiti nel mirino della Guardia di Finanza di Parma.

L’accusa è sempre la stessa: i docenti hanno prestato consulenze o assunto incarichi lavorativi al di fuori dell’ambito accademico senza la regolare autorizzazione dall’Ateneo, andando incontro a sanzioni amministrative per un totale di 10,4 milioni di euro. A pagare però, non saranno solo i professori dal doppio incarico, ma anche i committenti dei lavori o delle consulenze, tra i quali risultano anche enti pubblici come la Provincia e il Comune di Parma.

Le indagini delle Fiamme gialle si sono concentrate sulla facoltà di Ingegneria, dove è stato accertata l’irregolarità di cinque professori, per un danno erariale all’Università di Parma di 3,1 milioni di euro. I docenti invece grazie alle loro attività extraprofessionali hanno indebitamente percepito quasi 4 milioni di euro, accumulando incarichi e lavori senza attenersi ai parametri di legge. Su disposizione della Corte dei conti, ai professionisti coinvolti sono stati sequestrati 1,3 milioni di euro, oltre beni e valori tra cui 7 fabbricati e 9 terreni.

A rischiare però non ci sono solo i docenti, che saranno interessati da procedimento disciplinare e denuncia alla Corte dei conti, ma anche i committenti di tali attività extraprofessionali. La legge infatti prevede sanzioni non solo per chi presta opera senza autorizzazione accademica, ma anche per enti o privati che richiedono le prestazioni. Tra questi ci sono anche il Comune e la Provincia di Parma, che però al momento dei controlli non avevano ancora saldato il conto e che quindi si sono salvati dalla sanzione. La Guardia di finanza ha disposto inoltre il blocco degli ordini di pagamento ai professionisti, che avevano lavorato anche per l’Azienda ospedaliera di Parma e altri enti fuori provincia come, nel caso di Montepara, la Provincia di Chieti o il Comune di Orsogna.

Come ha illustrato il comandante provinciale della Guardia di Finanza Guido Mario Geremia, l’inchiesta Magister è un’operazione pilota: i controlli sull’Ateneo di Parma sono cominciati nell’ambito di una serie di indagini sui dipendenti di enti pubblici per incompatibilità, cumulo di impieghi e di incarichi, con l’obiettivo di evitare sprechi di risorse pubbliche. Tra le operazioni per il recupero di risorse negli enti pubblici, c’è anche il caso di Maddalena Paolillo, la dipendente del Teatro Regio di Parma che grazie a un sistema di bollettini postali contraffatti era riuscita a intascarsi oltre 300mila euro, a cui sono stati sequestrati beni per un valore di 400mila.

Tra le altre attività che hanno interessato il lavoro delle Fiamme gialle a Parma nei primi cinque mesi del 2013, sono stati identificati 13 evasori fiscali totali e paratotali con base imponibile di quasi 7,5 milioni di euro, e su circa 200 verifiche sono stati riscontrati redditi non dichiarati per 12,5 milioni di euro, mentre nell’ambito dei controlli strumentali, sono state rilevate 266 infrazioni su un totale di 800.

Sono invece 151 i lavoratori, di cui 85 stranieri, che sono risultati in nero o irregolari nel corso dei 29 accertamenti effettuati, in particolare nei settori dell’edilizia e della ristorazione. Sul fronte pirateria e contraffazione, sono state denunciate 2 persone ed eseguiti quasi 600 sequestri tra cd e articoli contraffatti, mentre altre 2 denunce sono scattate per droga. Dodici infine le persone denunciate per avere falsificato con autocertificazioni documenti per accedere a benefici o prestazioni agevolate.

 

Articolo Precedente

Deposito Gas Rivara, la società non si arrende e ricorre al Tar

next
Articolo Successivo

Guess sposta la produzione in Svizzera. 81 lavoratori a rischio

next