La confusione sulle sigarette elettroniche aumenta. Il Consiglio dei Ministri della Salute europei, riunito a Lussemburgo, ha stabilito che “le cosiddette e-cig, se conterranno oltre un milligrammo di nicotina, dovranno essere considerate come i prodotti medicinali ed essere sottoposte alle relative regole e autorizzazioni. La vendita potrà avvenire solo nelle farmacie. Quando la nicotina sarà inferiore a 1 mg dovranno comunque essere rispettati specifici obblighi di informazione sulle conseguenze negative per la salute dei fumatori”.

Ma se la vendita dovrà avvenire solo nelle farmacie deve essere inteso come presidio sanitario. Ma chi lo spiega alla società pneumologica, che ha ancora molti dubbi sulla sigaretta elettronica, che verrà venduta solo nelle farmacie dove si dovrebbero vendere solo sostanze per il bene dei cittadini? Comunque sia non si rischia, in questa confusine, di far diventare il “fumo elettronico” una nuova malattia sociale? Siamo sicuri che solo spostando nelle farmacie la vendita si contribuisce a ridurre i 700.000 morti/anno per fumo nei 27 Paesi europei? E chi lo spiega a tutti quelli che hanno investito per aprire negozi dedicati?

In medicina, per tutelare al massimo la salute dei cittadini, occorrerebbe sempre, prima di dare autorizzazioni commerciali di qualunque tipo, eseguire sperimentazioni controllate. Le sigarette elettroniche e Stamina sono gli argomenti scottanti sul tavolo del ministro della Salute in questa estate appena iniziata. Occorrono risposte certe che raffreddino le critiche inutili se prioritario resta il bene comune.

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