Calcio, tennis, tiro con l’arco, corsa: il tetto della chiesa di San Biagio ai Taffettanari, un gioiello del ‘500 del centro storico di Napoli, è diventato da tempo un vero e proprio campo sportivo. Che, all’occorrenza, può essere usato anche come stenditoio, solarium e terrazzino per lo svago di un gruppo di cagnolini. Il tutto a uso e consumo degli abitanti della palazzina attigua (anche quella di proprietà della Curia), che hanno pure installato antenne paraboliche e motori per climatizzatori sul campanile della chiesa causando danni importanti alla struttura. Per non parlare del pericolo al quale sono esposti i bambini che giocano su un tetto dove non vi è alcuna ringhiera o muretto di protezione. Una situazione paradossale – già segnalata 20 giorni fa da il Corriere del Mezzogiorno -, che tuttavia pare impossibile da risolvere, malgrado i recenti solleciti della Soprintendenza partenopea: “In quella chiesa – ammette un prete che conosce bene la vicenda – sono venuti i Carabinieri, la Soprintendenza, la Curia. Ognuno si è lamentato di una cosa, ma il caso non l’abbiamo risolto. I Carabinieri sono andati là sopra e hanno visto qual è la situazione, la Curia da parte sua si è messa a disposizione, la Soprintendenza è stata messa a suo agio, ma se dovessi dirle cosa ci siamo detti non saprei risponderle”. Domani su Il Fatto del lunedì un approfondimento sul caso S.Biagio ai Taffettanari  di Andrea Postiglione

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