Non c’è dubbio, in questi ultimi anni abbiamo visto molto: paesi europei di storia millenaria identificati con l’acronimo “Pigs” per questioni di finanza (speculativa), economie nazionali ridotte in condizione di quasi insolvenza, organismi sovranazionali pronti a depositare «istanze di fallimento» verso gli Stati. Proprio come fanno i creditori con le aziende indebitate negli uffici della sezione fallimentare dei tribunali.

Ci mancava vedere il marchio di uno Stato nelle mani di un privato.

Accade in Spagna. Dove un signore, Luis Sans Huecas, di professione dirigente di azienda, una mattina di maggio si sveglia, si reca alla OEPM -ufficio «Marchi e Brevetti» di Madrid– e registra il marchio “España”.

La notizia, pubblicata dal giornale economico Expansión, ha creato non poco clamore.

“España” è un marchio associato alle attività di una commissione governativa, costituita un anno fa con il Decreto Reale numero 998, cui è assegnato il compito di pianificare e coordinare le attività della pubblica amministrazione nella promozione dell’immagine del paese iberico in ambito sociale, economico, culturale e scientifico.

Il governo spagnolo non ha inteso registrare il marchio, a differenza di quanto fatto per i segni distintivi di promozione turistica delle regioni autonome, perché l’obiettivo del progetto, piuttosto che essere di natura commerciale, risponde ad una strategia più ampia tendente a migliorare l’immagine della Spagna nel mondo.

Altri paesi adottano, invece, politiche più pragmatiche sui marchi: in Colombia il marchio paese è registrato come segno collettivo –in tutto equivalente a una denominazione di origine- con imprese commerciali che, in presenza di certi requisiti e dietro pagamento di un canone, aggiungono il marchio paese al proprio logo. Altri paesi sudamericani, e la Svizzera in Europa, concedono  licenze per l’uso dei marchi ad operatori turistici, un sistema utile per rimpinguare le casse pubbliche.

In Spagna no. Se entro metà luglio la registrazione a nome del signor Luis Sans Huecas del marchio paese non verrà impugnata dalla commissione governativa o dalla stessa OEPM, sarà un dirigente aziendale a gestire il segno collettivo “España”, a concederne il suo uso e ad incassarne i corrispettivi, magari facendolo associare allo spot di una scatoletta di tonno oppure al lancio di un profilattico di ultima generazione.

 

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