È possibile pagare 832 euro per sostenere un esame universitario? Sonia Pérez, precaria nel settore sanitario e al terzo anno di Infermieristica all’Università di Valencia, lo ha appena fatto. In Spagna almeno 30mila studenti universitari, secondo i dati pubblicati dal quotidiano El País, rischiano lo “sfratto” dalle aule accademiche per insolvenza. Una cifra non definitiva, ma di certo preoccupante. Da mesi sempre più studenti fanno fatica a pagare l’immatricolazione perché tra il nuovo sistema dettato dal Plan Bolonia, i tagli all’educazione del governo Rajoy e l’aumento delle tasse, l’università spagnola rischia il collasso.

“Basta farsi i conti in tasca”, spiega la studentessa valenciana al fattoquotidiano.it. “Ogni credito costa 25 euro, ma ci sono materie che hanno anche nove crediti o più per un totale all’anno di circa 1.500 euro. Una cifra che diventa quasi il doppio se durante l’anno vieni bocciato anche in una sola materia”. Dal 2010 le università iberiche hanno perso più di 1,2 milioni di euro mentre le tasse aumentavano in media di 540 euro, i requisiti accademici si inasprivano e le borse di studio venivano ridotte al minimo per mancanza di fondi. Così giovedì prossimo i rettori dei campus iberici, ormai stremati dai tagli che hanno colpito anche il personale docente, si riuniranno a Madrid.

Il ministero dell’Educazione però non sembra aver previsto nessun incontro per trattare la questione. Che il diritto allo studio sia messo in discussione lo dicono a gran voce i membri della Pat, la Piattaforma delle vittime delle tasse, che ha mosso i primi passi con piccoli gruppi di protesta a Madrid, Barcellona, Siviglia e Bilbao. “Ci stanno sfrattando dalle nostre facoltà, dalle nostre biblioteche, dai nostri studi. Ci stanno rubando l’educazione. I cittadini vengono sfrattati dalle loro case, noi dalle aule universitarie”, si legge nel manifesto pubblicato nel sito afectadasporlastasas.net, mentre in basso scorrono le immagini di un eloquente video realizzato in aula.

L’obiettivo della Pat è di “avviare delle lezioni virtuali per gli alunni espulsi e fare pressione affinché i compagni di corso non vadano via solo per motivi economici”, racconta Carla Ten, studentessa di ingegneria biomedica a Barcellona. La realtà però per il momento è ben diversa: ogni giorno migliaia di studenti sono obbligati a lasciare gli studi, mentre le facoltà preannunciano la chiusura e il personale docente è sempre più esiguo. Solo per dare qualche cifra nelle università andaluse si contano già 5.700 alunni morosi, a Valencia 656, a Oviedo un migliaio, 1.529 alla Politécnica di Madrid e 3.139 alla Complutense di Madrid. Proprio alla Ucm gli studenti insolventi si erano rinchiusi per giorni in Rettorato in segno di protesta, ottenendo poi una dilazione della tassa fino a quattro rate.

Di fronte all’allarme lanciato dagli universitari, alcune facoltà hanno deciso di attivare dei fondi sociali. Tra i pionieri la Autónoma di Barcelona che ha messo a disposizione borse di studio per un totale di 320mila euro. Il campus di Alcalá de Henares invece ha optato per il pagamento frazionato: l’immatricolazione, che si aggira attorno ai 1.500 euro, potrà essere pagata in dieci mesi. In alcuni casi a venire incontro alle difficoltà di famiglie e studenti sono state le stesse amministrazioni, come nel caso del piccolo comune di Alameda, in provincia di Malaga, che ha fornito ai giovani studenti del paese una borsa di 20mila euro.

Là dove non arrivano né le istituzioni né le università ci hanno pensato gli stessi universitari. A Valladolid, a fine maggio, è nata la campagna di sensibilizzazione Matrícula: 500 penne a sfera a due euro per finanziare un fondo destinato agli alunni con problemi economici. A fine giugno, invece, è atteso il gran concerto di beneficenza, organizzato dal campus di Castilla-La Mancha, che spera di raccogliere 150mila euro per aiutare i 377 studenti che non sono riusciti a pagare l’ultima rata della tassa universitaria.

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