Il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha detto di “non riconoscere” il Parlamento Europeo. L’assemblea Ue giovedì scorso ha approvato una risoluzione critica sulla brutalità della polizia turca e sul comportamento del governo e del premier. Erdogan, che dal 2005 negozia l’adesione della Turchia all’Ue, i cui cittadini eleggono a suffragio universale l’Europarlamento, aveva già reagito duramente alla risoluzione di Strasburgo: “Non riconosco alcuna decisione presa dall’Europarlamento sulla Turchia” aveva affermato. “Il Parlamento Europeo ha il diritto di adottare una tale decisione sulla Turchia?” ha chiesto oggi polemicamente, prima di affermare “non riconosco questo Parlamento Europeo. La Turchia – ha proseguito il premier, citato dall’agenzia Anadolu – non è un paese la cui agenda politica può essere definita da altri. La Turchia oggi definisce da sè la sua agenda politica. Non elogiate la crudeltà – è stato l’appello di Erdogan – ma state dalla parte degli oppressi. Sono contro chiunque cerchi di violare il mio spazio di libertà. Riusciremo a convincere coloro che hanno intenzioni ostili nei confronti della Turchia”.

L’Europa aveva espresso preoccupazione per l’uso sproporzionato della forza da parte della polizia e critiche al premier per non voler fare dei passi di conciliazione verso i manifestanti che continuano a subire violenze. Strasburgo aveva inoltre manifestato i tuoi timori per il deterioramento della libertà di stampa e per gli atti di censura e autocensura nei media turchi. E almeno sette giornalisti,  riferisce su twitter Reporters Senza Frontiere (Rsf), sono stati arrestati dalla polizia turca a Istanbul. In un precedente messaggio Rsf aveva pubblicato la fotografia del brutale arresto del giornalista turco Gokhan Bicici, precisando che i cinque agenti che lo hanno arrestato e trascinato via non avevano sui caschi i numeri di identificazione, come previsto dalla legge.

Gli eurodeputati avevano anche chiesto che i responsabili delle azioni violente fossero consegnati alla giustizia e mettevano in guardia Ankara dal prendere misure severe contro i manifestanti pacifici. Appello inascoltato anche in considerazione degli ultimi eventi: lo sgombero di piazza Taksim con l’uso di sostanze urticanti nell’acqua degli idranti e il fermo di un fotografo italiano.

La risoluzione presentata dai gruppi popolare, socialisti e democratici, liberaldemocratici, verdi e Europa della libertà e la democrazia, invitava inoltre ”le autorità turche a garantire e rispettare la libertà di espressione e il diritto di riunione e di manifestazione pacifica di tutti i cittadini”. Nel testo veniva espresso apprezzamento per il ruolo conciliante del presidente Abdullah Gul mentre parole dure venivano spese contro il primo ministro: “La sua riluttanza a prendere iniziative finalizzate alla riconciliazione, a scusarsi o a comprendere” la popolazione turca ”ha contribuito solamente a un’ulteriore polarizzazione”.

Sugli scontri in Turchia interviene anche la cancelliera tedesca Angela Merkel dicendosi “scioccata” per le violenze. In alcuni casi, ha detto, gli agenti hanno reagito “davvero troppo duramente” alle proteste. “Quel che sta accadendo non corrisponde alla nostra idea di libertà di manifestare”. In un’intervista all’emittente televisiva Rtl, rilasciata prima di partire per il G8, Merkel ha invitato il governo turco a rispettare la libertà di espressione e di manifestazione, cha fa “parte di una società sviluppata”. La cancelliera ha detto di sperare che gli oppositori del premier Recep Tayyip Erdogan “possano trovare spazio in una Turchia che avanza nel ventunesimo secolo”, e che il conflitto tra le parti dovrebbe essere risolto pacificamente. Nonostante le numerose manifestazioni di solidarietà dei giorni scorsi, in diverse città tedesche, Merkel ha infine spiegato di non credere che gli scontri si possano estendere alla Germania, dove vive una fortissima comunità turca.

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