Come logo hanno scelto un cuore dentro il quale è custodito un tortellino, simbolo dell’amore per quell’Emilia che si concentra a cavallo della provincia di Modena e che tra il 20 e il 29 maggio 2012 si è trovata devastata dalle scosse del terremoto. Sono le donne imprenditrici che da un centinaio scarso quante erano all’inizio, un anno fa circa, hanno toccato quota 500 e che si sono riunite nel network EmiliAmo, “voce del verbo emiliare”, come scrivono sul loro sito e che nelle intenzioni è diventato quella “sorta di certificazioni di qualità” dei prodotti del territorio.

Nel team ci sono le esperte di marketing, come Claudia Miglia, la responsabile del progetto, ma non mancano competenze in tanti settori, dall’informatica alla formazione, dall’esperienza nell’ambito commerciale e della ristorazione a quella nell’ambito linguistico perché è imprescindibile lo sguardo rivolto all’estero. E la rete per ricostruire arriva anche fuori regione, giungendo a coprire pure le province di Alessandria, Torino e Milano. EmiliAmo, nel corso della sua pur breve storia, ha promosso mercati in cui i negozi terremotati potessero continuare a proporre i loro prodotti creando eventi che hanno avuto più la connotazione di sagre di paese, e si è concentrata su bambini e anziani, creando centri estivi e sopperendo alle difficoltà sofferte dalle strutture per la terza età.

Ma non solo. Le aree di intervento delle imprenditrici emiliane si estendono anche alle agenzie di viaggio terremotate con il progetto “Ri-Partiamo”, 8 imprese con tanto di inaugurazione l’estate scorsa di una nuova a Carpi. E poi c’è il fitness, con la riapertura delle palestre distribuite sul territorio e che come tutto il resto hanno dovuto interrompere la loro attività a causa dei danni provocati dal terremoto. Ma all’inizio di questa esperienza c’è stata anche la volontà di evitare speculazioni, come l’aumento dei prezzi dei prodotti di prima necessità. Era infatti capitato che panifici dell’area colpita e non lesionati dalle scosse avessero continuato la loro attività immettendo pane venduto fino a 6 euro al chilo.

Oggi queste situazioni sembrano far parte del passato ed EmiliAmo è diventato un esempio al femminile a cui ispirarsi. Il progetto, dopo l’iniziale attenzione dei media mainstream, si è trasformato in oggetto di osservazione da parte dell’informazione di genere, come quella realizzata ogni giorno da FemaleWorld.it, e di chi si occupa di nuovi parametri dell’occupazione, come è il caso di wwworkers.it, sito dei “nuovi lavoratori che fanno rete”. E quando Claudia Miglia spiega le linee lungo cui EmiliAmo si è mosso negli ultimi 12 mesi, ne tracce due, quelle fondamentali, “il supporto emotivo dei terremotati a chi ha perso davvero tutto e far ripartire l’economia del territorio”.

Il tutto senza preclusioni verso il mondo maschile, che comunque costituisce il 10 per cento circa delle persone coinvolte nel progetto. Ma l’approccio femminile rimane comunque il punto di riferimento perché “la donna in Emilia è da sempre motrice e cuore pulsante della famiglia tradizionale. Attorno a lei ruotano molti ruoli e, pur essendo imprenditrice, non dimentica la tradizione e il suo luogo di origine. La casa di proprietà e il proprio lavoro quotidiano diventano perciò una certezza e una garanzia per l’intera famiglia. Ma quel sabato notte ha cambiato la vita di molte famiglie, troppe. Le donne emiliane non possono accettarlo, non fa parte di ciò che è stato trasmesso dalle nonne ‘rezdore’”. Si rimboccano le mani e ricostruiscono.

 

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