Replicare il referendum sui fondi pubblici alle scuole d’infanzia private in tutta l’Emilia Romagna, da Rimini a Piacenza. Il voto di Bologna, che tre settimane fa ha visto la vittoria del fronte contrario ai finanziamenti alle paritarie, potrebbe presto trasformarsi in un’apripista. Andrea Defranceschi, capogruppo del Movimento 5 stelle in Emilia Romagna, annuncia infatti di aver già mobilitato diversi consiglieri comunali, favorevoli ad estendere la consultazione a livello regionale: “Abbiamo pensato di lanciare dalla Regione fino ad ogni Comune quest’azione coordinata perché la tutela della scuola pubblica è una delle nostre 5 stelle, per cui non c’è dubbio che una simile iniziativa sia nel solco del nostro programma” spiega Defrancheschi.

Si tratterebbe, in sintesi, di porre la questione su due binari distinti. “Ci sono due livelli di erogazioni di contributi: quello comunale, con soldi destinati alle scuole pubbliche, alle paritarie a gestione comunale e a quelle private, e i soldi regionali, con la stessa tripartizione”. Quindi, continua il consigliere, “sarebbe giusto esprimersi due volte: per i fondi comunali, e per quelli regionali”.

Per questo il capogruppo dei grillini sarebbe già al lavoro insieme ad altri eletti a 5 stelle per raccogliere le firma necessarie a indire il voto. Proprio come è stato fatto a Bologna. Anche in questo caso si tratterebbe di un referendum consultivo, senza quorum. “Siccome è necessario che sia una fetta consistente della popolazione a chiederlo, abbiamo mobilitato tutti i nostri consiglieri. Speriamo di ottenere il risultato”.

Defranceschi poi snocciola i numeri dei fondi, che ogni cinque anni passano dalle casse di viale Aldo Moro a quelle delle materne convenzionate, cattoliche e non. “In un quinquennio la Regione destina oltre 20 milioni di euro alle scuole dell’infanzia, 15 dei quali finiscono alle private. Ci sembra giusto che questa scelta la possano fare i cittadini. Naturalmente la nostra stella polare è la scuola pubblica, per cui crediamo che quelle risorse vadano investite in strutture e personale per migliorare il servizio per tutti e di tutti”.

Tre settimane fa i bolognesi sono andati alle urne per scegliere se mantenere il sistema integrato pubblico-privato, o abolire il sostegno alle materne convenzionate, pari a circa 1 milione di euro l’anno. Un referendum di tipo consultivo, senza quorum, che però ha spaccato in due Bologna e soprattutto il centrosinistra. Con due fronti distinti: da una parte il Pd, alleato insieme a Pdl, Lega e Curia, a favore dei privati, dall’altra i referendari, appoggiati da Sel e Movimento 5 stelle, contrari a qualunque tipo di erogazione alle paritarie. Alla fine ha vinto il no al finanziamento pubblico, con il 58,8 per cento a favore del quesito A e il 41,2 per cento a favore dell’opzione B.

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