Indagini, veleni e perquisizioni. A Verona non sembra esserci pace per Tosi. Dopo le dispute che nei mesi scorsi hanno portato scompiglio nella galassia del potere scaligero, con la defenestrazione dell’avvocato Michele Croce dalla presidenza dell’Agec (Azienda gestione edifici comunali) ad appena quattro mesi dalla nomina, in questi giorni torna ad intensificarsi il dibattito teso a mettere in luce le ombre di quello che per anni è stato dipinto come un modello di amministrazione virtuoso. Il Tribunale amministrativo regionale del Veneto, con sentenza dell’ 11 giugno 2013, ha annullato la revoca alla Presidenza dell’avvocato Croce e, contestualmente, ha annullato la nomina dell’avvocato Lovati Cottini (che era stato nominato al suo posto). La revoca di Croce è dunque stata giudicata illegittima e a pieno diritto avrebbe potuto tornare al suo posto. Avrebbe potuto, perché a distanza di poche ore dalla sentenza del Tar, il sindaco di Verona, con il decreto 186 dell’11 giugno 2013, ha dichiarato la decadenza e lo scioglimento del consiglio di amministrazione della società municipalizzata, dando l’avvio per le procedure di nomina di nuovi amministratori.

Per evitare qualunque intromissione negli affari della municipalizzata, nel frattempo, le funzioni del cda saranno espletate dalla giunta. Insomma, Croce non si faccia illusioni di poter nuovamente mettere il naso fra le carte dell’Agec, per lui la porta resta sbarrata anche dopo la sentenza del Tar. Fin da prima del provvedimento firmato dal sindaco di Verona, l’avvocato Croce ha però promesso battaglia: “Se, come penso, dovessero impedirmi di tornare alla presidenza di Agec, dico che hanno trovato pane per i loro denti – ha affermato Croce -. Hanno trovato chi, fiducioso nelle istituzioni e nella magistratura, consapevole che essere cittadino non significa essere suddito, userà tutte le sue energie per contrastare un uso distorto del potere”. All’inizio di questa vicenda Michele Croce aveva approntato un corposo dossier nel quale documentava la gestione opaca delle municipalizzate – con particolare riferimento proprio ad Agec, che ha un campo d’azione molto vasto – e la fitta trama di relazioni e favori tra i potenti della città. La documentazione, consegnata nelle mani della guardia di finanza, è stata presa in carico dalla Procura della Repubblica di Verona, che ha avviato un’indagine.

Nei giorni scorsi il sostituto Gennaro Ottaviano ha ordinato una perquisizione degli uffici della municipalizzata e venerdì mattina una ventina di militari delle fiamme gialle si sono presentati nella sede dell’Agec sequestrando documentazione relativa alle gare d’appalto e all’assegnazione di alloggi per il periodo che va dal 2009 ad oggi. Le ipotesi di reato alla base del provvedimento firmato dal pm Ottaviano vanno dalla turbativa d’asta al falso fino all’abuso in atti d’ufficio. Le perquisizioni di questi giorni seguono di due mesi quelle effettuate su ordine del pm Valeria Ardito negli uffici del Comune di Verona e nella sede dell’Amt (Azienda mobilità e trasporti di Verona) per sequestrare documentazione relativa agli appalti per il filobus e per il parcheggio dell’ex gasometro. Se dai vertici delle aziende non arrivano commenti, non manca la presa di posizione del principale accusatore del sistema Tosi: “Le notizie dei sequestri e delle perquisizioni in atto presso l’Agec rappresentano la più eloquente dimostrazione che forse quanto avevo denunciato non era poi così fantasioso – ha dichiarato Croce sul blog Verona Pulita -. Non nutro alcun compiacimento per i recenti sviluppi delle indagini ma rimane ferma la mia convinzione che il mio operato fosse l’unico possibile per un amministratore di cosa pubblica”.

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