E’ stato scoperto con oltre 18 mila file pedopornografici nel suo computer. Per questo è finito in manette un 40enne piacentino. L’uomo, che vive con la famiglia, da tempo era conosciuto dalle forze dell’ordine perché già in passato era stato accusato di atti sessuali con minore e condannato a sei anni di reclusione. Ora dovrà rispondere della nuova pensante accusa.

Dalle indagini della Squadra mobile in collaborazione con la polizia Postale, all’interno del suo hard-disk erano presenti anche immagini di bambini ripresi in una piscina di Piacenza. La segnalazione è giunta in questura da due persone che avevano visto l’uomo in un negozio di fotografia mentre portava a sviluppare alcune immagini con ritratti di minori dai 7 agli 8 anni in costume da bagno. Il titolare si è insospettito e, insieme a un cliente si sono rivolti agli agenti. La polizia ha poi presentato una richiesta alla Procura, che si è premurata di trasmettere il fascicolo a quella di Bologna, competente in materia di minori. 

Dalla perquisizione dell’abitazione del 40enne, sono stati sequestrati i computer utilizzati per la navigazione. Da questi è emersa l’ingente quantità di materiale pedopornografico, spostato anche su Cd, Dvd o chiavette Usb, per un totale di oltre 18mila file. Per non essere scoperto, l’uomo si collegava ad una rete wireless non intestata direttamente a lui, ma a qualche ignaro utente: “Se si fossero compiuti accertamenti a partire dai files – è stato spiegato l’ispettore capo della polizia postale Michele Ercini – si sarebbe arrivati all’indirizzo Ip del titolare della linea: il consiglio è quello di proteggere la propria connessione con una password, preferibilmente diversa da quella fornita di default dal gestore, facilmente aggirabile con programmi appositi”.

Per incastrarlo, la polizia ha prima contattato l’uomo con un finto appuntamento su internet. In seguito, quando invece di presentarsi un minore ha visto arrivare gli agenti, ha cercato di scappare correndo in casa e spegnendo il computer portatile appoggiato sulla scrivania della sua stanza. Sullo schermo era presente una pagina di Emule – noto motore di ricerca – da cui stava scaricando filmati pedopornografici. Tre quelli già completati nel download. Di ogni tipo il materiale sequestrato. “Si trattava – ha sottolineato Ercini – di materiale con chiara denominazione, scaricato quindi consapevolmente”.

Ma il materiale ora in possesso della polizia è particolarmente scottante, non solo per la quantità. Tra i 18mila file sono infatti presenti numerosi filmati o foto di bambini dai 6 ai 13 anni in posa o ripresi in veri e propri atti sessuali. Ancor più grave, l’aspetto di divulgazione. Secondo gli investigatori, l’uomo avrebbe scambiato foto e video già pronti per la condivisione, tramite supporti esterni come cd o dvd, o direttamente online con vari motori di file sharing. Ed è proprio dalla facilità di reperimento che gli agenti hanno messo in guardia. Basta infatti utilizzare alcuni tag – una parola chiave – per accedere a milioni di pagine pedopornografiche. Emule, in questo caso è parso essere il canale preferenziale visto che permette la condivisione diretta senza nessun filtro di controllo.

 

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