La vita ha continuato a scorrere senza di lei. Il giovane corpo di Laura, 24 anni, è rimasto accasciato sui sedili posteriori di una corriera di linea, a Ferrara. Nessuno si è accorta di lei per oltre 3 ore: dalla fine della corsa dell’autobus al momento in cui sono arrivati gli addetti alle pulizie. Per terra una siringa: overdose, dirà dopo il primo esame il medico legale. Ma la famiglia della ragazza si chiede: in quella parte finale del percorso del bus e durante le tre ore all’interno del deposito Laura poteva essere salvata?

Il malore deve averla colta mentre stava tornando da Bologna. Cosa fosse andata a fare non è certo. Quello che è sicuro è che nessuno su quell’autobus, prima che terminasse la corsa al capolinea della stazione delle corriere di via Trenti, sembra averla vista mentre iniziava a star male. Eppure Laura era una ragazza minuta, ma non invisibile. Nemmeno l’autista, finito il suo turno, si è reso conto che non era rimasto solo lui sopra quel mezzo pubblico. Eppure la prassi vuole che il personale al terminale controlli se i sedili sono sgombri di persone e di cose.

Così la ragazza, nata a Parma e trasferita ancora adolescente a Ferrara assieme ai suoi genitori, è rimasta sul bus per almeno tre ore. Dalle 15.30, seguendo l’orario di fine corsa, fino alle 19, quando il personale Tper addetto al movimento è salito a bordo. Pensavano di dover fare, come di routine, pulizie e rifornimento. E invece il corpo di Laura li stava aspettando seminascosto nella terzultima fila della parte posteriore della corriera.

Solo allora è partito l’allarme. Il pm di turno, Alberto Savino, ha disposto l’autopsia e il sequestro dell’autobus, anche se sulla cause del decesso sembrano rimanere pochi dubbi. Sull’episodio, ad ogni modo, c’è anche una relazione dei carabinieri. La giovane era seguita da circa un anno dal Sert. Si era lasciata curare spontaneamente. Voleva uscire evidentemente dall’abbraccio mortale della droga. Credeva che la vita potesse scorrere senza dimenticarsi di lei.

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