Giugno. Tempo di dichiarazione dei redditi. Dobbiamo pagare le tasse. Ce lo ricorda anche l’art. 53 della Costituzione:

“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.”

“Alle spese pubbliche” significa che io cittadino devo pagare le tasse, ma tu Stato (inteso in senso allargato, diciamo meglio “pubblica amministrazione”), devi ripagarmi con i servizi.

È vero questo oggi? Dove vanno i nostri soldi? Andrebbe tutto bene, non ci sarebbe granché da contestare se tutti, voglio dire tutti i nostri soldi finissero in servizi pubblici, ossia ripagassero il sacrificio che ci viene richiesto, che, ricordiamolo, non è un sacrificio di poco conto in Italia. Anzi, la tassazione in Italia è la più alta del mondo.

Ma a me francamente ripugna che invece buona parte di questi soldi vadano: alle grandi opere, visto che distruggono il territorio e l’art. 9 della Costituzione vuole che lo Stato tuteli il paesaggio (e l’ambiente, secondo l’interpretazione estensiva fornita dalla Corte Costituzionale); agli inceneritori, visto che minano la salute dei cittadini e l’art. 32 della Costituzione vuole che lo Stato tuteli la salute; alle missioni di guerra o ad acquistare armi da guerra, visto che secondo l’art. 11 della Costituzione l’Italia ripudia la guerra; non vadano alla tutela dei beni artistici, visto che l’art. 9 della Costituzione prevede che lo Stato deve tutelare il patrimonio storico e artistico della Nazione; non vadano alla Giustizia, che è sempre più senza uomini e mezzi; non vadano alla Sanità, un tempo nostro fiore all’occhiello ed oggi sempre più agonizzante. Ed invece vadano alle scuole private; vadano ai partiti o ai giornali di partito; vadano ad una Rai che non svolge alcun servizio pubblico. E mi ripugna altresì che i soldi che lo Stato mi spillò anni addietro lo Stato li abbia dispersi per svendere i gioielli di famiglia, leggasi Enel, Sip. E che a livello locale i servizi pubblici siano sempre più in mano privata.

A me ripugna telefonare al Cup e sentirmi dire esplicitamente che devo attendere mesi per una visita medica, ma se vado privatamente lo stesso medico pagato con i miei soldi mi riceve domani. A me ripugna andare alla spiaggia e non potermi godere il demanio pubblico, tutto dato in concessione ai privati. A me ripugna fare un esposto alla magistratura e sapere già che verrà archiviato perché il Pubblico Ministero non dispone di forze adeguate per indagare. Mi ripugna tutto questo e tanto altro.

E allora? Io pago, Stato, ma pretendo che tu sia diverso. Pretendo quello che l’art. 53 della Costituzione mi garantisce: la spesa pubblica. Ma intesa nel senso dei padri costituenti, in senso strettamente materiale ma anche etico.

Io ho un dovere, ma ho anche tanti diritti.  E pretendo che tu, Stato, sia morale, come pretendi che sia io.

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