Inizia il maxi processo per gli appalti dell’ospedale di Cona senza il principale protagonista: la parte truffata. L’azienda ospedaliera Sant’Anna ha scelto di stare alla finestra e di non costituirsi parte civile contro ex manager (dell’azienda stessa) e costruttori imputati a vario titolo di abuso d’ufficio, omissioni d’atti d’ufficio truffa e falso ideologico.

Per capire i contorni della vicenda bastano due numeri: 21 anni per il completamento (la prima pietra fu benedetta nel 1990 da papa Giovanni Paolo II) e 500 milioni di euro di costi. E ora il processo. In tribunale si sono presentati gli 11 imputati. A giudizio sono finiti Riccardo Baldi, ex direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria, Fulvio Rossi (56 anni, ingegnere capo del Comune di Ferrara), Carlo Melchiorri (64 anni, ferrarese, direttore dei lavori), Giorgio Beccati (ferrarese di 61 anni, il Rup, responsabile unico del procedimento) e Giuliano Mezzadri (ferrarese di 79 anni, progettisti di Prog.Este, concessionaria dell’appalto). Con loro anche Ruben Saetti (60 anni modenese, presidente del cda di Progeste), Mario Colombini (66 anni, amministratore delegato della Calcestruzzi S.p.A.), Guglielmo Malvezzi (modenese di 51 anni, capo commessa per il Consorzio Cona), Nicola Fakes (veronese di 34 anni, responsabile del controllo di produzione), Roberto Trabalzini (aretino di 52 anni, addetto alla contabilità lavori), Andrea Benedetti (57enne residente a Bologna). 

A loro si deve aggiungere Marino Pinelli, modenese di 79 anni, all’epoca responsabile amministrativo dell’appalto, che è già stato condannato a un anno in rito abbreviato per abuso di ufficio e falso ideologico e ora attende l’appello.

Il capo di imputazione principale per gli 11 arrivati al rito ordinario riguarda le varianti approvate in corso d’opera. Nel corso dei lavori vennero approvate infatti 5 perizie di variante che fecero lievitare i costi della struttura. I 137 milioni previsti inizialmente (97 a carico dell’azienda Sant’Anna e il resto a carico della concessionaria) aumentarono di 25 milioni di euro. Secondo la procura quelle varianti non potevano essere adottate, dal momento che si trattava di un appalto “chiavi in mano”, a prezzo prestabilito.

Ora il processo è partito, con il collegio del tribunale di Ferrara che ha esaminato le questioni preliminari e fissato il calendario delle udienze. Alle quali, come detto, l’azienda ospedaliera – la parte offesa del reato – non parteciperà al dibattimento. Eppure, appena pochi mesi fa, il direttore generale Gabriele Rinaldi – del quale ilfattoquotidiano.it aveva già raccontato per il premio di fine anno in vece della tredicesima e per il doppio trasloco fallito proprio dell’ospedale di Cona con tanto di successiva inchiesta parlamentare – aveva detto esplicitamente che la sua intenzione era tutt’altra: “Ci costituiremo parte civile – aveva assicurato – Dobbiamo garantire e tutelare l’azienda, come immagine e come danno economico, perché il Sant’Anna non ha intenzione di rimetterci né un euro, né la faccia”.

Da allora sono nate altre cause, questa volta in sede civile, contro il consorzio di costruttori. Quali valutazioni siano state fatte sul piano legale al momento non è dato sapere. Per i ferraresi, che a suo tempo indirono un referendum autogestito che raccolse 15mila firme per mantenere in città l’ospedale rimane sempre, in caso di condanne passate in giudicato, la speranza della Corte dei Conti.

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