E’ stata una nuova notte di scontri ad Ankara fra manifestanti e polizia, che ha usato lacrimogeni e cannoni ad acqua. Nella capitale la tensione si è spostata a fine serata da Kizilay, teatro di scontri ogni notte da venerdi vicino agli uffici del premier Recep Tayyip Erdogan, verso il quartiere europeo di Gazi Osman Pasha, dove in via Kennedy ci sono stati incidenti per buona parte della notte. Hurriyet online riferisce che la polizia turca ha arrestato undici manifestanti stranieri accusati d’incitare ai disordini. Secondo Radikal si tratta di quattro americani, due inglesi, due iraniani, un indiano, un francese e un greco. Almeno quattro sono studenti in Turchia nel quadro del programma Erasmus. 

Ad aumentare le tensioni è anche la morte di un poliziotto turco, deceduto a causa delle ferite riportate ieri dopo essere caduto da un ponte mentre inseguiva dei manifestanti anti-governativi a Adana, nel sud-est del paese. Mustafa Sari è morto dopo essere stato ricoverato in ospedale. Dall’inizio delle proteste hanno perso la vita anche tre giovani manifestanti (uno investito da una vettura) e oltre 4mila secondo l’Associazione dei medici turchi sono stati feriti. Un ragazzo, Ethem Sansuluk, è morto ad Ankara dopo essere stato colpito da un proiettile al capo. Un altro, Mehmet Ayvalitas, è stato ucciso da un’auto che ha travolto un gruppo di manifestanti a Istanbul. E un terzo ragazzo, Abdul Comert, ha perso la vita dopo essere stato colpito alla testa probabilmente da un candelotto lacrimogeno a Antiochia, vicino al confine con la Siria.

La protesta entra oggi nella decima giornata, rileva Hurriyet, e la tensione rimane alta. Questa sera è previsto il rientro in Turchia di Erdogan, da quattro giorni in vista ufficiale nei paesi del Maghreb. Secondo la stampa turca ci sono stati ieri sera per la prima volta incidenti fra manifestanti e sostenitori del partito islamico Akp di Erdogan a Rize, sul Mar Nero.

Uno studio dell’università Bilgi di Istanbul ha rivelato che il 92,4% dei manifestanti di Taksim è stato motivato a scendere in strada dal tono autoritario di Erdogan – “sono solo 4/5 vandali” – alle prime proteste, il 91,3% dalla violenza della polizia. Il premier non ha parlato da lunedì. In sua assenza Arinc, spinto da Gul, si è scusato a nome del governo per le violenze della polizia. Ieri ha ricevuto rappresentanti di Taksim. Il timore è che al suo rientro Recep Tayyip Erdogan – il ‘dittatore’ per i manifestanti – possa riscatenare le passioni. I delegati della protesta hanno posto a Arinc come condizioni per un calo della tensione il siluramento dei capi della polizia di Istanbul e Ankara, la rinuncia a lacrimogeni e granate assordanti, il rispetto della libertà di espressione.

L’arresto la notte scorsa a Smirne di 25 persone accusate di avere “incitato ai disordini” per avere inviato messaggini su twitter non sembra però un segnale positivo al riguardo. Per l’opposizione i tweet incriminati sono normalissimi messaggi di appoggio alla protesta. “Se volere un paese libero e giusto è un reato, ha detto il dirigente dell’opposizione Ali Engin, allora lo abbiamo commesso tutti”. Lunedì Erdogan si era scagliato contro twitter (principale canale di comunicazione per i manifestanti e di diffusione delle migliaia di immagini sulla brutalità della polizia) – una “cancrena” della società.

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