Da quando il mercato delle sigarette elettroniche è esploso il governo da un lato ha annunciato una tassa che discuterà in Parlamento per compensare il minor incasso del monopolio, vista la netta riduzione della vendita di sigarette. Dall’altro vuole applicare il divieto di fumo nei luoghi pubblici, a cominciare dalle scuole, al pari delle sigarette tradizionali. Ma allora la sigaretta elettronica, nata in Cina, è considerato un presidio sanitario che aiuta a smettere di fumare, avendo concentrazioni di nicotina basse, o nasconde insidie per la salute al pari delle sigarette?

Penso che, come ho già scritto, il Ministro della Salute debba esprimersi in merito togliendo i “fumosi” dubbi che medici pneumologi  hanno espresso. Penso che la Repubblica, con i suoi massimi organi, debba, prima di pensare a tasse o a divieti, secondo Costituzione, tutelare la salute dei cittadini. 

Nessuna tassa né limitazione, quindi, se non è dannoso ma, al contrario, è considerato uno strumento utile a dissuadere dal fumo. In caso contrario, tasse elevate e limiti ferrei, come le sigarette, in modo che lo Stato aiuti qualche cittadino a smettere in modo coercitivo. In fondo queste tasse e questi limiti sono per il benessere. 

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