Se in questo istante andate su Google e diteggiate “biopic”, il primo link disponibile riguarda la notizia che sarà Carey Mulligan ad interpretare una giovane Hillary Clinton all’epoca del Watergate. Giusto un esempio della popolarità di un genere cinematografico che a Bologna, da nove anni a questa parte, è diventato il Biografilm Festival.

Vite più o meno celebri, di personaggi atipici ed ordinari, narrate attraverso la lente di una videocamera, declinate sul genere documentario. Dal 7 al 17 giugno tra le sale del cinema Lumiere e Odeon, una cinquantina di titoli suddivisi tra concorso internazionale ed italiano, fuori concorso, eventi speciali e incontri con singole personalità protagoniste, per un edizione del Bio che guarda avanti – Flash Forward – e che subito propone spunti “politici” a partire da un paio di titoli che rilanciano il dissenso attraverso forme di protesta e crisi di coscienza.

Se con Pussy Riot – A punk prayer, regia di Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin, si inizia la dieci giorni del festival addentrandosi oltre i passamontagna colorati delle fanciulle punk che intonano la loro collera contro Putin da un palco atipico come la chiesa ortodossa più importante di Mosca, con The Gatekeepers veniamo a conoscenza del fatto che sei comandanti in capo dei servizi antiterrorismo israeliani, il temuto Shin bet, di fronte all’insistenza del regista Dror Moreh, svelano il bluff della “ragione superiore” e della violenza di stato mettendo in discussione forza e prepotenza in un gioco di specchi dove si rinegozia il ruolo di occupanti della terra santa.

Ma non sono solo le facce dei singoli a diventare monografia biografica. Ci sono anche entità astratte ma ben definite socialmente come in Detropia il film di Heidi Ewing che ha per protagonista la città di Detroit e il suo insano sfascio del post boom automobilistico, e Money for nothing di Jim Bruce che nulla c’entra coi Dire Straits ma che vuole ritrarre l’istituzione finanziaria più potente al mondo: la Federal Reserve. O ancora Wrong time wrong place, del documentarista olandese John Appel, dove incontriamo personaggi “comuni” uniti dall’appuntamento tragico del destino come la strage norvegese di Utoya

Capitolo a parte per i “classics” del Biografilm. Il ritratto del fotografo di guerra Tim Hetherington, nel film diretto da Sebastian Junger, ucciso in Libia nel 2011, dopo una vita passata a scattare istantanee tra i maggiori conflitti della terra. L’acclamato Searching for Sugar Man – premio Oscar come miglior documentario 2013 – con protagonista Sixto Rodriguez, cantante scoperto in un bar di Detroit sul finire degli anni sessanta, profeta di una generazione ma con un primo disco che negli Usa fa flop. Lp che subito arriva clandestinamente nel Sud Africa dell’Apartheid e rende Rodriguez una leggenda e la sua musica colonna sonora di una generazione in lotta. Trent’anni dopo, all’insaputa di Sixto che si è ritirato dalle scene, i fan di allora vanno alla sua ricerca.

Infine il capitolo Italia con i documentari istituzionali su Ornella Vanoni (che aprirà in carne ed ossa il festival) e l’inventore di Tex, Gianluigi Bonelli; fino a vere e proprie chicche come il lavoro del dj radiofonico Michele Pompei su Paola Pallottino, paroliera amica e vicina al primissimo Lucio Dalla.

Prestigioso presidente di giuria Ed Lachman, il celebre direttore della fotografia di film di Soderbergh, Altman, Sofia Coppola, Todd Solondz, nonché della trilogia Paradise dell’austriaco Ulrich Seidl che come i capolavori americani si potranno rivedere durante le giornate del festival. Senza dimenticare che il Biografilm in collaborazione con la galleria Ono Arte dal 12 al 17 giugno gli dedica una mostra fotografica intitolata Ed Lachman: Behind camera.

Per ogni informazione: www.biografilm.it

 

 

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