Da quando è scoccata l’ora del folk revival inglese è tutto un fiorire di band provenienti da Oltremanica.

Fra queste, i Wolf People sono tra gli interpreti più autorevoli. Loro sono un quartetto che si definisce “band pub rock” – guidato da Jack Sharp, voce e chitarra, Daniel Davies, basso, Joe Hollick, chitarra e Tom Watt batteria – che recentemente ha pubblicato il suo terzo album intitolato Fain.

In questo, come nei precedenti album, la musica si tiene ben salda alle radici del rock, con suoni di slide taglienti e, talvolta, anche riff brutali. Grazie alla straordinaria voce di Sharp, il disco, prodotto dall’etichetta indipendente Jagjaguwar, si manifesta con forza esecutiva e una buona dose di furbizia nella proposizione di generi vecchi per le nuove generazioni.

Certamente, nulla di nuovo sul fronte del rock, ma l’album può esser considerato un gran bel tributo al genere. E la denominazione “band pub rock” sta proprio a significare che la band, il meglio di sé, lo dà durante le performance dal vivo, nel chiuso dei locali o sui palchi sotto un cielo stellato.

Per farvi un’idea, provate a dare un ascolto alla splendida “Castle Keep” contenuta nel precedente Steeple. Il nome “Wolf People”, invece, è tratto dal titolo di un libro che il leader della band Jack Sharp leggeva durante l’infanzia, intitolato Little Jacko and the Wolf People di Margaret Greaves.

Registrato in inverno, durante un periodo di eremitismo forzato che la band ha vissuto in un casolare del Diciasettesimo secolo, immerso nel verde delle campagne dello Yorkshire nel Galles, Fain è il disco con cui i Wolf People dimostrano di aver raggiunto la maturità, ma andrebbe ascoltato dal vivo per ottenerla a pieni voti. ViVe le ROck!

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