“Nessuno pensa che una persona disabile abbia bisogno di sesso. Ma se ci sono l’educatore, il fisioterapista o il logopedista, anche nella sessualità bisognerebbe sostenere il percorso di una persona affetta da handicap attraverso una persona formata per poterlo aiutare”. Patrizia è la madre di Giorgio, un ragazzo di 27 anni affetto dalla sindrome di Williams, una malattia rara che comporta un ritardo mentale. “Quando Giorgio aveva 21 anni – spiega ai microfoni de ilfattoquotidiano.it – l’ho scoperto di notte che si toccava, ma so neanche se si tocca bene. Non posso chiederglielo come mamma, né può la sorella. Ho pensato di trovare anche qualche prostituta. So che sembra assurdo, ma la questione – continua – bisogna pure risolverla. Mi emoziona il pensiero di far avere a Giorgio il contatto fisico con una persona dell’altro sesso, ma allo stesso tempo mi spaventa anche l’idea di pagare una persona per avere un contatto sessuale”. Per questo Patrizia si dice d’accordo con la creazione anche in Italia della figura dell’assistente sessuale per disabili, al centro della proposta di legge di cui è promotore Max Ulivieri (www.assistenzasessuale.it). In Italia – conclude Patrizia – abbiamo ancora il concetto che una persona disabile non è persona. Non abbiamo il rispetto di pensare che prima della disabilità ci sia la persona, che va rispettata in tutti i suoi bisogni”  di Andrea Postiglione

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