L’indagine proposta da Beppe Grillo sul suo blog al fine di assegnare, tramite voto popolare, il microfono di legno ai programmi di informazione televisiva sarebbe anche una trovata divertente. Un gioco aperto alla partecipazione di tutti, ma appunto un gioco, un po’ come qualche anno fa era il teleratto, parodia del telegatto e denuncia derisoria degli infimi livelli raggiunti dalla programmazione televisiva nazionale. Ma se dal livello giocoso si vuole passare a un discorso serio sui problemi dell’informazione e della formazione della pubblica opinione, allora proprio non ci siamo. O meglio, siamo nell’ambito della più assoluta superficialità, banalità e genericità. A cominciare dalle categorie di giudizio proposte che mi sembrano le più obsolete e ingenue che si potessero trovare.

Vediamole una per volta. La prima è quella della faziosità e peggio non si poteva partire. È da decenni che sento parlare di questa faccenda, che sento usare questo aggettivo, “fazioso”, a proposito di giornali e giornalisti, di programmi e conduttori, di politici e magistrati, un aggettivo che ha perso ogni significato e che non risponde a nessuna analisi seria. Un aggettivo molto caro alla cultura di destra che ha sempre accusato di essere fazioso chi la pensava in modo diverso dai suoi valori e dai suoi giudizi. Ma vale un po’ anche il contrario. Il sondaggio grillino lo dimostra con i suoi primi due posti assegnati rispettivamente a Rete 4 e a Rai 3, a Giovanni Toti e a Bianca Berlinguer. Dimostrazione precisa di quanto dicevo: chi è di sinistra considera faziosi la rete e il giornalista più di destra, chi è di destra quelli di sinistra.

Un’altra sciocchezza è quella dello schieramento. Qui si rischia di far confusione tra l’essere schierati da una parte, appartenere a una corrente di pensiero, di valori, di visioni del mondo che si condividono – cosa non solo legittima ma a cui non vedo alternativa – e il far dipendere le proprie posizioni da opportunismi, convenienze, obblighi, debiti personali. Del primo atteggiamento c’è solo da vantarsi, del secondo da vergognarsi. Anzi dirò di più. Non solo è giusto essere schierati su un sistema di idee, ma è un gran bene, per la correttezza della comunicazione, che si dica e si sappia a quale sistema ognuno fa riferimento.

Per cui se vogliamo assegnare un microfono di legno che abbia davvero un senso politico, etico, culturale cerchiamo di partire da categorie un po’ più raffinate e lasciamo perdere questi discorsi sul fazioso e sullo schierato che sono roba da vecchi tromboni del giornalismo.

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