Un altro no secco della Chiesa anglicana al matrimonio gay proposto dal primo ministro britannico David Cameron. Mentre alla Camera dei Lord comincia il dibattito che arriverà al voto martedì, la Chiesa d’Inghilterra dice ai suoi vescovi che siedono in Parlamento di astenersi e non presentarsi in aula. In totale, a Westminster, ci sono 26 vescovi anglicani, anche se tre seggi al momento sono sospesi per problemi di salute dei rispettivi religiosi. Ma ora la Chiesa – guidata dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e il cui capo rimane sempre e comunque la regina Elisabetta – vieta apertamente ai propri rappresentanti di esprimere un parere nei confronti della legge contestata persino da una parte dei conservatori britannici, nonostante sia stato lo stesso primo ministro Tory a volerla. La legge è già passata in terza lettura alla House of Commons, la Camera bassa, e ora è la volta dei lord. La legge, dopo il voto previsto per martedì sera, tornerà poi per la lettura definitiva di nuovo alla Camera dei Comuni.

Ma qual è il motivo del divieto imposto dalla Chiesa anglicana ai suoi? Ufficialmente chi regge la confessione teme che col voto contrario sia a repentaglio il gruppo dei vescovi nella Camera dei Lord. Tra loro, c’è anche chi si allinea su posizioni più liberali e “di sinistra”. Ma le divisioni non sono soltanto interne al gruppo dei religiosi. Infatti, oltre cento parlamentari Tory si sono ufficialmente opposti al progetto del primo ministro – “non era nelle nostre linee programmatiche”, dicono – anche se negli ultimi giorni, con il successo della legge francese sul matrimonio fra persone dello stesso sesso, la loro posizione si è leggermente addolcita.

Intanto Helen Grant, sottosegretario alle Pari opportunità, dice che la legge “va votata perché è la cosa giusta da fare”, facendo intendere che con questo provvedimento le coppie omosessuali sposate a partire dal 2015 godranno di un regime fiscale più morbido. Le associazioni di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali del Paese attendono l’esito del voto. Sam Dick, che è a capo della linea politica della principale associazione, Stonewall, lo ha detto chiaramente: “Ci aspettiamo dai Lord una lotta spietata. Noi – ha proseguito – faremo di tutto affinché la legge passi. Speriamo che anche i parlamentari che votano a destra capiscano che la nostra legislazione si deve adeguare al ventunesimo secolo”. Altri trenta leader di Chiese minori – alle quali, secondo il nuovo testo, sarà consentito celebrare matrimoni con valore legale – hanno scritto alla Chiesa anglicana, avvertendo i suoi rappresentanti che, con la loro posizione, stanno camminando “su una linea pericolosa”. 

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