Leggo con piacere misto a stupore la bella intervista a Roberto Saviano del 1 giugno sul Sole 24 Ore. Il piacere deriva dall’analisi lucida e documentata sul narcotraffico e sul riciclaggio ad esso connesso; così come dalla citazione della parte di sistema finanziario e politico corrotto o compiacente nei confronti del riciclaggio.

Mi esalta, poi, la proposta di un tavolo di lavoro sul fenomeno del riciclaggio, fatta in varie occasioni anche dal sottoscritto, e spero che qualcuno ne comprenda la non rinviabilità. L’Associazione che presiedo si mette ancora una volta a disposizione, confidando di avere una interlocuzione (nei limiti della sua sicurezza) con Saviano per articolare una proposta (perché no) attraverso questo blog che gentilmente il Fatto mi ha concesso. Debbo però rilevare, caro Roberto, che un punto di partenza lo abbiamo, e non serve il Patrioct Act.

La direttiva europea del 2005 e le raccomandazioni Gafi del 2006 sono nate per lo più da input americani, e in Italia – col decreto 231 del 2007 – le abbiamo adeguatamente recepite. Le segnalazioni di operazioni sospette da parte del nostro sistema bancario hanno consentito importanti e documentati risultati sul fronte della prevenzione (e poi della repressione) del riciclaggio e dei reati che ne costituiscono il presupposto. La nostra normativa è una delle più avanzate al mondo, ma è come tutte perfettibile. I nostri investigatori e magistrati antimafia, come sai, stanno conseguendo fondamentali risultati anche grazie a leggi che il nostro ordinamento, spesso malandato, ha comunque partorito (penso al codice antimafia, alle figure corruttive, alle indagini finanziarie).

Spero, caro Roberto, che il tuo autorevole appello non cada nel vuoto, e noi siamo con te e con la giustizia, senza se e senza ma.

 

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